#coglioneNO – la sensibilizzazione che impazza su web

Da Giovanecarinaedisoccupata @NonnaSo

E diventa pure trend.

Ora, non voglio sindacare sulla bellezza, da lacrime proprio, dei video pubblicati su Youtube e sparsi in giro per il web con il poco prosaico, assolutamente geniale, hashtag #coglioneNO

Anzi, diciamo pure che tutta la mia stima e il mio amore eterno vanno ai creatori di questa campagna di sensibilizzazione, che mette il pugno nella piaga. A suon di “ma tu lo diresti al tuo idraulico/imbianchino/giardiniere/antennista/dentista….”, la campagna mostra cosa accadrebbe se…se a fine intervento di bassa manovalanza noi, imprenditori del nostro piccolo giardino/bagno/tetto/etc. proponessimo (anzi forzassimo) il basso manovale ad accettare una pacca sulla spalla e via, per il proprio lavoro.

Le prese per il culo che ODIERNAMENTE freelance, giornalisti, stagisti, studenti al primo lavoro e disoccupati ultraquarantenni si sentono propinare per giustificare uno sfruttamento da far west… del proprio culo, appunto.
E perdonatemi il francesismo.

Dicevo, non sto affatto a sindacare sulle scelte delle figure o sulle parole, o sulla bellezza di questi video, o sul fatto che ci dovrebbero far riflettere, o su come veramente toccano IL tasto dolente per eccellenza… è solo che mi sorge una domanda.
un dubbio.
una perplessità.

Io, disoccupata che mi sono sentita dire le stesse frasi, per le quali ho anche sprecato un bel “ma vatti a stendere sfigato imprenditorucolo da strapazzo”, me ne sto qui difronte a questi video ridacchiando come un’idiota della triste e amara verità di vita vissuta minuto per minuto. Da me.

Ecco.

Spero solo che anche questa non diventi un’altra occasione per farci due risate “all’italiana” (noi italiani e la nostra comicità tutta autoreferenziata e poveraccia, sbragata e pettoruta, ma mai “impegnata”) sui nuovi poveri, sui più disperati dei disperati, su gente che non campa e gente che si suicida, su problemi veri, che dall’opinione pubblica vengono trasformati in statistiche, o sull’ennesima occasione di ridere… o piagnucolare (sempre la D’Urso e i suoi disoccupati piagnoni, io vi voglio ricordare).
Su di noi, insomma.

Ciascuno di noi.

Due risate e poi… basta. Disoccupati come prima.


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