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Cognitivismo e apprendimento. 1 parte

Da Psychomer
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Matteo Radavelli
dicembre 6, 2010Posted in: psicologiaCognitivismo e apprendimento. 1 parte

Dapprima il condizionamento classico, basato esclusivamente sul paradigma stimolo-risposta e successivamente quello operante, basato solo sulle risposte emesse, non hanno fornito un quadro completamente esaustivo. In tale ottica va necessariamente considerato anche l’apprendimento cognitivo, per il quale la soluzione di un problema non si raggiunge tramite prove ed errori, ma attraverso la comprensione della struttura portante di una complessità.

Il merito principale delle teorie comportamentiste è che hanno fornito le basi per alcune tecniche terapeutiche quali il decondizionamento,  la desensibilizzazione sistematica, i rinforzamenti, l’estinzione, il time out; mentre i limiti del comportamentismo sono:

-   L’apprendimento non avviene sempre ed unicamente come conseguenza del rinforzo, neppure negli animali.

-   I meccanismi fondamentali dell’apprendimento e della memoria non funzionano nello stesso modo indipendentemente dal contesto e dallanatura del materiale al quale vengono applicati.

-   L’apprendimento e la memoria non funzionano nello stesso modo indipendentemente dall’età del soggetto, perché non possono essere separati dal più generale funzionamento del sistema cognitivo.

Tolman e Hull misero  in crisi lo schema stimolo-risposta introdotto da Watson, introducendo tra queste variabili un elemento intermedio, rappresentato dall’elaborazione mentale.

 

HULL introdusse l’idea che fosse possibile studiare tutti quei processi che intervengono tra stimolo ambientale e comportamenti di risposta, inferendoli dai dati comportamentali e proponendo modelli matematici che consentano di comprendere il comportamento complesso in termini di processi semplicei.

TOLMAN individuò l’esistenza di mappe cognitive, ovvero rappresentazioni cognitive della situazione di cui il soggetto ha avuto esperienza che gli permettono di agire in modo da raggiungere la meta. In un esperimento, Tolman suddivise tre gruppi di ratti (A, B e C) mettendoli dentro un labirinto Quando il ratto del gruppo B attraversava il labirinto, veniva rinforzato. Il gruppo A non veniva mai rinforzato mentre il gruppo C venne rinforzato soltanto l’11°giorno (Tolman e Horzik, 1930). I risultati furono che: Gruppo A, nessun rinforzo: debole riduzione degli errori nel tempo – Gruppo B, rinforzo: rapida riduzione degli errori nel tempo – Gruppo C, rinforzo l’11° giorno: drastica riduzione degli errori dopo l’undicesimo giorno e ciò dimostra che avevano avuto un apprendimento latente! Probabilmente, i ratti hanno costruito una mappa spaziale vagando per il labirinto, in modo latente comunque, senza bisogno di rinforzo.

Prima di lui KÖHLER (1887-1967) si oppose al principio per prove ed errori. L’apprendimento è l’esito di un processo intelligente. Presuppone la capacità di collegare insieme in modo unitario elementi distribuiti e considerati (fino ad allora) isolati. Dopo una fase di tentativi, prove ed errori, il soggetto arriva improvvisamente alla ristrutturazione cognitiva che consente l’insight, ovvero un apprendimento improvviso in cui il campo percettivo tende a riorganizzarsi e il soggetto vede soluzioni a cui proima non aveva pensato. Sono classici gli esperimenti del 1917 con gli scimpanzé. Dove Kölher pone l’animale in una situazione apparentemente irrisolvibile. L’animale si trova dentro una gabbia, fuori (o in alto) c’è un casco di banane, ma non sono raggiungibil. L’animale prova a prenderle ma non vi riesce. Si rassegna e ritorna alle attività precedenti. Manipola i diversi oggetti contenuti nella gabbia. Ha un insight: afferra il bastone e lo usa come estensione del braccio per prendere le banane.

Anche HARLOW ’50 ha contribuito a muovere i primi passi verso la teoria cognitivista dell’apprendimento. Egli sottolinea la presenza di una disposizione ad apprendere, ovvero una predisposizione ad imparare un concetto generale che consente di padroneggiare rapidamente una nuova situazione. Si forma una rappresentazione astratta del concetto e poi viene applicata a stimoli nuovi, tramite una generalizzazione dell’apprendimento.

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Matteo: ciao, sono laureato in Psicologia Clinica e Neuropsicologia. Attualmente vivo e lavoro a Milano. Puoi vedere il mio profilo completo nella pagina "chi siamo" o contattarmi personalmente: Email: [email protected] Sito personale: www.psicologomonzaebrianza.it

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