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Col Federalismo municipale arriva anche l’IMU

Da Butred77

L’IMU Imposta Municipale Propria, è stata introdotta con il provvedimento sul Federalismo municipale, che la Camera ha approvato ieri, in maniera definitiva con il voto di fiducia.

L’Imu, è introdotta a decorrere dal 2014, in sostituzione, per la componente immobiliare, dell’Irpef (e relative addizionali) dovuta per i redditi fondiari relativi ai beni non locati, nonché dell’ICI sugli immobili strumentali (vale a dire i negozi commerciali, i laboratori artigianali, gli uffici e i capannoni), ed ha per presupposto il possesso di immobili diversi dall’abitazione principale, cui pertanto non si applica, incluse le pertinenze.

La relativa aliquota è stabilita nello 0, 76%, ridotta alla metà per gli immobili locati, con la facoltà per i Comuni di estendere in tutto o in parte tale riduzione anche agli immobili posseduti da soggetti cui si applichi l’imposta sul reddito delle società (Ires); i Comuni medesimi possono peraltro modificare la suddetta aliquota di 0,3 punti percentuali, in aumento o in riduzione (la modificabilità è invece fino a 0,2 punti nel caso della aliquota ridotta alla metà per gli immobili locati).

Sono esenti dall’IMU gli immobili posseduti dalle amministrazioni pubbliche, nonché alcune categorie di immobili già esentati ai sensi della normativa dell’ICI (fabbricati destinati ad usi culturali, all’esercizio del culto, utilizzati dalle società non profit ecc..).

Vi è poi l’Imu secondaria: a decorrere dal 2014, l’imposta municipale secondaria, da introdursi con deliberazione del consiglio comunale (che potrà anche prevederne esenzioni ed agevolazioni) in sostituzione degli attuali tributi sull’ occupazione di aree pubbliche, sulle affissioni e sull’installazione dei mezzi pubblicitari; la relativa disciplina verrà dettata con successivo regolamento, sulla base di alcuni criteri tra i quali la previsione che il presupposto del tributo è l’occupazione di spazi appartenenti al demanio o al patrimonio indisponibile dei comuni e che il soggetto del tributo medesimo è quello che effettua l’occupazione.

La CGIA Mestre, ha curato una simulazione sugli effetti economici che l’Imu “provocherà” sulle tasche degli imprenditori italiani: il rischio è di un aumento delle tasse di 410 euro in più l’anno.

La CGIA  ha voluto capire quale sarà l’eventuale aumento/diminuzione delle tasse in capo alle imprese proprietarie degli immobili dove svolgono la loro attività imprenditoriale.

Per fare questo confronto, sottolineano gli artigiani mestrini, si è ipotizzato che l’aliquota Imu – applicata agli uffici, ai negozi commerciali o ai capannoni produttivi presenti su tutto il territorio nazionale – sia del 7,6 per mille (cosi come previsto dal decreto). Per l’Ici, invece, si è deciso di far ricorso all’aliquota media nazionale applicata dai Comuni nel 2009, ovvero il 6,4 per mille.

Prendendo in considerazione solo gli immobili produttivi di proprietà delle aziende – anche se tra quelli di proprietà delle persone fisiche ci sono molti piccoli imprenditori artigiani, commercianti o liberi professionisti – l’applicazione dell’Imu, rispetto alla situazione odierna, “provocherà” un aggravio della tassazione su questi immobili per un valore complessivo di 542 milioni di € (pari ad un aumento medio per ciascuna azienda di +410 € l’anno), così suddiviso: 41,6 milioni di € in capo ai negozianti (aumento pro azienda pari a 110 €); 50,8 milioni di euro tra i liberi professionisti (+190 € per ciascun proprietario); 449,5 milioni di euro tra gli industriali e gli artigiani (incremento annuo per ciascun imprenditore pari a 668 €).

“Appare evidente che il risultato di questa nostra simulazione – conclude Giuseppe Bortolussi – è condizionato dalla scelta dell’aliquota da applicare su tutta la platea degli immobili ad uso strumentale presenti nel Paese. La decisione di far coincidere l’aliquota applicata in questo caso/studio con quella ordinaria del 7,6 per mille, ci è sembrata la più equilibrata.

Il risultato emerso da questa elaborazione ha confermato la grande preoccupazione sollevata in questi giorni da molti osservatori: ovvero, che lo scambio tra l’Ici e l’Imu rischia di non portare nessun vantaggio alle imprese. Anzi, c’è il pericolo che dal 2014 molti imprenditori subiranno, nonostante il federalismo, un nuovo aumento delle tasse sui beni strumentali”.

 


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