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Cold cave, 16/10/2014

Creato il 23 ottobre 2014 da The New Noise @TheNewNoiseIt

Cold Cave

Bologna, Locomotiv.

Wesley Eisold e Amy Lee sono una bella coppia, lui musicista e scrittore con una serie di  collaborazioni a livelli piuttosto alti in entrambi gli ambiti (tra tutte: una manciata d’anni sul palco con Prurient e l’inclusione nella raccolta di poesie “I Offered Myself At The Sea” di Eric Paul), lei è fotografa, designer e curatrice artistica di Cold Cave.

Bologna è la prima tappa di un mini tour europeo che anticipa l’uscita del nuovo album, e non c’è nulla di meglio che proporre un’infilata di successi live per scatenare i fan e prepararli psicologicamente al materiale in arrivo. Come in tanti, troppi, eventi di questo genere, il pubblico è diviso tra chi è entusiasta dei ritmi synthpop e di qualche lampo di techno a ciel sereno e chi avrebbe preferito sentire delle novità, e risulta ovvio che i primi siano tornati a casa con la pancia più piena. Tuttavia, l’entusiasmo che Wesley e Amy mettono sul palco non può deludere nessuno, perché quando un gruppo si diverte visibilmente a suonare, c’è poco da fare: pezzi ascoltati un’infinità di volte, anche in dj-set dark che vorresti eclissare dall’universo, hanno un altro sapore. Visual electro-garage scorrono sotto le tracce di Cherish The Light Years (2011) e di Full Cold Moon, compilation uscita a maggio contenente “A Little Death To Laugh”, “People Are Poison” e altri tasselli tenuti insieme dal filo conduttore dei migliori ritmi malinconici di New Order e Clan Of Xymox, che Cold Cave ha fatto propri senza preoccuparsene troppo. Il risultato è un live energico e piuttosto esplosivo, durante il quale non puoi far altro che farti coinvolgere dal physique du rôle di Eisold, tra testi drammatici e movenze così teatrali da sforare nel pop più allusivo.

La performance è quello che conta, ma l’aver messo nello stesso calderone la migliore darkwave e una personalità dal vasto background musicale ha dato origine a qualcosa che si pone ben più di un gradino sopra al piattume di gruppi che di certo non vedremo suonare dentro il Guggenheim Museum di New York.

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