>…collasso Italia per deflazione…" border="0" title=">>…collasso Italia per deflazione…" />
Il Paese ha un avanzo primario del 2,5% del PIL e nonostante questo dato che sembra incoraggiante il suo debito continua ad aumentare, passando dal 120% al 133% del rapporto debito\pil in due anni. Nell’area euro l’Italia è seconda solo alla Grecia in fatto di rapporto debito-Pil. Ad Atene in ottobre era pari al 169,1%. Tra gli altri debiti pubblici più grandi dell’eurozona figurano il Portogallo (131,3%) e l’Irlanda (125,7%).
Ma quale sarebbe la ricetta per contrastare la deflazione?
Secondo Keynes, in tempi di crisi il risparmio è distruttivo perché se tutti risparmiano la domanda aggregata diminuisce e con essa diminuisce la ricchezza in quanto diminuiscono produzione e occupazione.
Negli USA a marzo 2009 l’inflazione era scesa sotto lo zero; hanno risolto il problema ricorrendo a forti inniezioni di liquidità da parte della Federal Reserve, attraverso i vari quantitative easing (QE1-QE2-QE3).
In Europa la situazione è più complessa.
Non è un caso che Draghi abbia ulteriormente tagliato i tassi: il 7 novembre il tasso di rifinanziamento è stato ridotto allo 0,25% (taglio di 25 punti base).
L’obiettivo, come lo era per la FED così è adesso per la BCE, è quello di inondare di liquidità i mercati nella speranza di riattivare i consumi. Ricordo che la BCE non può finanziare direttamente gli Stati dell’area Euro, stampando moneta, poichè è vietato dai Trattati. Essa è quindi costretta a far passare il flusso monetario tra le mani delle banche. La BCE non è la FED.
Il problema principale è proprio questo, dovuto all’incapacità degli stimoli monetari di finire a famiglie e imprese. Dal 2009 la BCE, con modalità diverse, ha immesso liquidità nel sistema aumentando la base monetaria, ma questa poi non si è tradotta in M3 (offerta di moneta) perché buona parte di questa moneta è stata utilizzata dalle banche per acquistare titoli di Stato (N.B.: è stato bello per le banche commerciali ricevere denaro fresco al tasso dell’1% da utilizzare per speculare in strumenti finanziari, per riacquistare le proprie obbligazioni e per ristrutturare il proprio capitale in vista dell’applicazione dei più severi requisiti dell’European Banking Authority, invece di dirottarlo nell’economia reale).
I governi europei sono inermi al diktat della finanza: l’economia di un paese della zona euro dipende dal cartelle delle banche commerciali che decidono quanti titoli di stato acquistare, se acquistarli e a che tasso acquistarli (grazie alle complicità delle colluse agenzie di rating).
In questo momento è necessario che la mia non resti una voce isolata fuori dal coro, bensì urge che colleghi economisti e politici abbiano il coraggio di proporre una concreta uscita dall’euro o lo smantellamento della zona euro, unita alla contemporanea riappropriazione della sovranità monetaria. Spero che in Italia un partito si faccia al più presto paladino di questo obiettivo e se ciò avvenisse lo voterei sicuramente, così come lo voterebbero milioni di italiani consci del fatto che il vero cancro da debellare sia la finanza. Solo facendo in modo che la finanza non abbia più potere sull’economia reale avremo la possibilità di uscire dalla crisi e risollevare la nostra economia.
Salvatore Tamburro - su http://www.informarexresistere.fr
link articolo: http://www.informarexresistere.fr/2013/11/14/collasso-italia-per-deflazione-come-sconfiggerla/
Magazine Attualità
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Il Paese ha un avanzo primario del 2,5% del PIL e nonostante questo dato che sembra incoraggiante il suo debito continua ad aumentare, passando dal 120% al 133% del rapporto debito\pil in due anni. Nell’area euro l’Italia è seconda solo alla Grecia in fatto di rapporto debito-Pil. Ad Atene in ottobre era pari al 169,1%. Tra gli altri debiti pubblici più grandi dell’eurozona figurano il Portogallo (131,3%) e l’Irlanda (125,7%).
Ma quale sarebbe la ricetta per contrastare la deflazione?
Secondo Keynes, in tempi di crisi il risparmio è distruttivo perché se tutti risparmiano la domanda aggregata diminuisce e con essa diminuisce la ricchezza in quanto diminuiscono produzione e occupazione.
Negli USA a marzo 2009 l’inflazione era scesa sotto lo zero; hanno risolto il problema ricorrendo a forti inniezioni di liquidità da parte della Federal Reserve, attraverso i vari quantitative easing (QE1-QE2-QE3).
In Europa la situazione è più complessa.
Non è un caso che Draghi abbia ulteriormente tagliato i tassi: il 7 novembre il tasso di rifinanziamento è stato ridotto allo 0,25% (taglio di 25 punti base).
L’obiettivo, come lo era per la FED così è adesso per la BCE, è quello di inondare di liquidità i mercati nella speranza di riattivare i consumi. Ricordo che la BCE non può finanziare direttamente gli Stati dell’area Euro, stampando moneta, poichè è vietato dai Trattati. Essa è quindi costretta a far passare il flusso monetario tra le mani delle banche. La BCE non è la FED.
Il problema principale è proprio questo, dovuto all’incapacità degli stimoli monetari di finire a famiglie e imprese. Dal 2009 la BCE, con modalità diverse, ha immesso liquidità nel sistema aumentando la base monetaria, ma questa poi non si è tradotta in M3 (offerta di moneta) perché buona parte di questa moneta è stata utilizzata dalle banche per acquistare titoli di Stato (N.B.: è stato bello per le banche commerciali ricevere denaro fresco al tasso dell’1% da utilizzare per speculare in strumenti finanziari, per riacquistare le proprie obbligazioni e per ristrutturare il proprio capitale in vista dell’applicazione dei più severi requisiti dell’European Banking Authority, invece di dirottarlo nell’economia reale).
I governi europei sono inermi al diktat della finanza: l’economia di un paese della zona euro dipende dal cartelle delle banche commerciali che decidono quanti titoli di stato acquistare, se acquistarli e a che tasso acquistarli (grazie alle complicità delle colluse agenzie di rating).
In questo momento è necessario che la mia non resti una voce isolata fuori dal coro, bensì urge che colleghi economisti e politici abbiano il coraggio di proporre una concreta uscita dall’euro o lo smantellamento della zona euro, unita alla contemporanea riappropriazione della sovranità monetaria. Spero che in Italia un partito si faccia al più presto paladino di questo obiettivo e se ciò avvenisse lo voterei sicuramente, così come lo voterebbero milioni di italiani consci del fatto che il vero cancro da debellare sia la finanza. Solo facendo in modo che la finanza non abbia più potere sull’economia reale avremo la possibilità di uscire dalla crisi e risollevare la nostra economia.
Salvatore Tamburro - su http://www.informarexresistere.fr
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