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#Collisioni13 - ultimo giorno.

Creato il 08 luglio 2013 da Tazzina @tazzinadi

#Collisioni13 - ultimo giorno.

Barolo è dolce. C'è quell'aria di cose giuste, belle, buone, eleganti e semplici. Tutto è al suo posto: e non vorresti nemmeno camminarci, per non rovinare neanche di un centimetro quella perfezione. 


#Collisioni13 - ultimo giorno.

Ma a Collisioni c'è anche dell'altro. Lo dice il nome: eventi e pubblici diversi tra loro, contrastanti. Cose raffinatissime che vanno a braccetto con cose proprio pop. Tutto molto postmoderno, un delirio di sensazioni, alla ricerca di una identità che forse non vuole esserci di proposito.


#Collisioni13 - ultimo giorno.

Gli angolini di paesaggi sono così deliziosi, ovunque, da rimanerne stonati tutto il tempo. Al punto che mi sono chiesta: ma così tanta bellezza e tranquillità cosa può fare al cervello umano, o per lo meno al mio? Come può cambiare i nostri pensieri e comportamenti? Cosa fa tutto questo verde e questa magia e questa cura dei particolari al mio cuore? 


#Collisioni13 - ultimo giorno.

Dietro a quei  fiori e sotto al cartello "Museo dei cavatappi", ci sono i miei amici!


#Collisioni13 - ultimo giorno.

Il primo grande appuntamento della giornata. Con V.S. Naipaul. Premio Nobel nel 2001, lo scrittore naturalizzato inglese di origini indiane ha trascorso la sua infanzia a Trinidad e nel suo ultimo romanzo, La perdita di Eldorado, esplora il tema del colonialismo e la storia della sua isola con una profondità e una visione lucida e doverosa. Mi ha molto colpita specialmente il discorso che lo scrittore ha affrontato sullo schiavismo. Lascio parlare, per una suggestione incisiva, questo tweet. C'è poco altro da aggiungere, se non leggere il libro. 

Lo schiavismo è un fenomeno talmente orrendo che le parole stentano a descriverlo. V. S. Naipaul #Collisioni13
— Einaudi editore (@Einaudieditore) July 7, 2013

#Collisioni13 - ultimo giorno.

Poi abbiamo fatto un giretto. Quello lì è il mio punto preferito di Barolo.

#Collisioni13 - ultimo giorno.


Il secondo appuntamento per me, con David Grossman. Avevo già avuto la possibilità di ascoltarlo l'anno scorso, ad Anteprime. Ritrovare questo scrittore così sofferente e così luminoso insieme una seconda volta è stato bello. Ha parlato di Caduto fuori dal tempo, ma non solo. Ha raccontato di quante volte le persone, dopo la morte di suo figlio Uri sul fronte libanese nel 2006, gli hanno confessato di essere rimaste senza parole. In reazione a questo umano fenomeno, lui ha spiegato di essersi messo in movimento, per sconfiggere la paralisi e l'immobilità di una disgrazia di immani proporzioni. Considerato che è impossibile proteggere davvero i propri cari (beloved, che bellissima parola), Grossman ha però scelto di andare avanti e di esplorare, con il proprio lavoro, i luoghi dell'anima che lo spaventavano di più. "Io voglio che i libri mi rendano più debole", ha detto. "La scrittura ti sconvolge e ti mette a nudo di fronte alla vita". Quindi è passato a raccontare della sua florida esperienza di autore di libri per bambini: li alterna ai romanzi, per controbilanciare le emozioni. Gli piace quella "bolla di tenerezza" dentro la quale genitori e figli si immergono la sera prima di dormire durante il meraviglioso rituale del raccontare una storia. I bambini hanno paura di tante cose, un piccolo chiodo sul muro, nella notte di un bimbo, può trasformarsi in un mostro famelico. E lui vuole andare dunque proprio lì, ad alleviare quello spavento, a supportare la melodia della voce di una mamma o di un papà. E a una domanda molto bella dal pubblico sul ruolo dello scrittore, su come debba comportarsi socialmente, ha infine risposto: "La prima responsabilità per un autore è soltanto scrivere una bella storia". Lui queste sue storie le pensa camminando, muovendosi, consumando il tappeto di casa per i molti passi che accompagnano le idee. E nel silenzio. Beppe Rosso ha letto quindi un suo testo. Che mi ha lasciata in lacrime, e senza parole. Si rimane in effetti senza parole per il dolore, per il freddo  della vita. Ma anche per il mite tepore e le consolazioni. Quando lo stesso Grossman per tre minuti ha letto un brano in ebraico ho capito che le parole sono un mistero dolce, di cui tutti meritiamo il conforto.


#Collisioni13 - ultimo giorno.

Un muro giallo.



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