La Colombia e la Nato hanno firmato un accordo di cooperazione, che prevede lo scambio di informazioni ed una aperta collaborazione militare e di intelligence. È la prima volta che l’Alleanza atlantica ratifica un trattato di questo tipo con un paese latinoamericano e la decisione non poteva non suscitare un coro di reazioni di chi, soprattutto, vede in questa intesa un fattore destabilizzante per l’area.
In testa alle critiche ci sono, per ovvie ragioni, i paesi membri dell’Alba, ma anche il Brasile, che aspira ad un ruolo di leadership continentale, ha parlato di un accordo che trae inquietudine nell’area latinoamericana. Per il governo Santos, però, l’avvicinamento colombiano alla Nato non deve preoccupare.
¨La Colombia non può e non vuole essere membro attivo della Nato¨ ha rassicurato in conferenza stampa il ministro della Difesa, Juan Carlos Pinzón.
¨L’accordo entra nell’ottica della lotta internazionale al narcotraffico e ai gruppi terroristici, perché possiamo apprendere dall’esperienza della Nato¨ ha specificato Pinzón per giustificare un’alleanza che già a breve termine potrebbe portare i militari colombiani nelle zone calde del pianeta. Pinzón infatti non scarta la partecipazione della Colombia ad un serie di attività in aree di intervento.
Finora, le relazioni tra Nato e paesi latinoamericani si erano limítate alla partecipazione dei militari argentini in Bosnia Erzegovina nel 1998 ed in Kossovo (1999-2007) e di quelli cileni sempre in Bosnia, però nel periodo 2003-2004.
La reazione dei paesi dell’Alba non si è fatta attendere. Evo Morales, presidente della Bolivia, ha criticato l’accordo durante l’VIII summit dei paesi che aderiscono all’iniziativa Petrocaribe, che si è svolto il fine settimana a Managua.
¨È riprovevole che alcuni paesi americani siglino accordi con la Nato, che è sinonimo di dominazione, di invasione e di morte e non di pace e giustizia sociale¨ ha sostenuto il presidente boliviano.
Ma c’è un’altra ragione per cui l’avvicinamento della Colombia alla Nato è visto con diffidenza. L’accordo infatti debilita il ruolo dell’Unasur, a cui a tutti gli effetti, è delegato il ruolo strategico militare dei paesi latinoamericani in congiunto. È stato lo stesso Morales a richiedere che il presidente Santos debba ora dare delle spiegazioni ai vertici dell’Unasur della condotta della Colombia. La Bolivia ha chiesto in questo senso che si realizzi una riunione straordinaria del Consiglio Sudamericano della Difesa, per verificare le conseguenze della decisione colombiana. Nello statuto dell’Unasur, ratificato nel dicembre 2008, i capi di Stato sudamericani si sono impegnati a preservare la regione dal proliferare delle armi nucleari e di distruzione massiva. Secondo Ruben Saavedra, ministro della Difesa boliviano, l’accordo siglato dalla Colombia con la Nato contraddice questo ed altri punti dello statuto dell’Unasur.
¨È contraddittorio¨ spiega Saavedra ¨perché rende possibile l’ingresso nella regione di un blocco militare interventista, la cui finalità è quella di difendere i privilegi e gli interessi dei paesi membri della Nato¨. Di stessa indole le dichiarazioni del Segretario generale dell’Unasur, il venezuelano Alí Rodríguez: ¨Dobbiamo stare attenti; la relazione potrebbe sembrare innocente ma deve servire da segnale d’allarme, perché la Nato ha invaso e distrutto paesi come la Jugoslavia, l’Iraq e la Libia¨.
Dalla sede della Nato si versa però acqua sul fuoco. Da Bruxelles fanno sapere che ¨non esistono le condizioni perché la Colombia diventi membro effettivo dell’Alleanza¨.