Il sesto numero del Color Tex, pubblicazione a colori fuoriserie dedicata al ranger della Bonelli, ospita quattro storie brevi, secondo l’alternanza che vede l’albo della collana in uscita nella stagione primavera-estate ospitare un racconto lungo e quello in uscita nel periodo autunno-inverno composto da più storie di autori diversi.
La particolarità dell’albo risiede nei nomi degli autori coinvolti: se gli sceneggiatori – Michele Medda, Moreno Burattini, Mauro Boselli e Roberto Recchioni – sono abituati alle ambientazioni narrative di Tex o più in generale del western, per Michele Benevento, Giuseppe Camuncoli, Luca Rossi e Andrea Accardi questo numero segna l’esordio alle matite di una storia del personaggio principe bonelliano. Il tutto sotto una bella copertina di Giulio De Vita, autore italiano ormai affermato in Francia.
Tavola di Michele BeneventoLa storia che apre il numero è Stelle di latta, a opera di Michele Medda e Michele Benevento, coppia creatrice di Lukas; per Medda questo è, in verità, un ritorno su Tex, visto che l’autore sardo venti anni fa aveva posto la sua firma su cinque albi mensili del ranger1.
Lo sceneggiatore crea una storia che, mettendo in scena alcune conoscenze giovanili di Kit Carson, parla di tradimento e onore ristabilito, con dialoghi che, senza rinunciare alle tipiche espressioni “sopra le righe” del vocabolario texiano, appaiono molto realistici ed efficaci. Bastano, all’autore, le poche pagine a disposizione per delineare chiaramente le caratteristiche psicologiche dei vari protagonisti.
Michele Benevento appare da subito a suo agio con le atmosfere western, presentandoci un Tex e un Carson di stampo classico, nelle fisionomie come nelle pose, quasi che per il disegnatore questa non fosse la prima volta “texiana”.
L’unica perplessità riguarda il colore, non per il lavoro fatto da Oscar Celestini, ma per la reale necessità della policromia. Il colore non arricchisce, né dal punto di vista tecnico né da quello narrativo, non diventa elemento che regala valore aggiunto alle chine del disegnatore. Le tavole di Benevento, che sembrano essere già efficaci in bianco nero grazie alle campiture e retinature, non sembrano essere state “progettate” in previsione della colorazione. Colorazione che non affianca neppure il disegno quale soggetto narrativo della storia, limitandosi a una trasformazione policroma di un elemento bicromo già di per sé completamente funzionante.
Il secondo racconto, Incontro a Tularosa, porta la firma di Moreno Burattini, autore e curatore di Zagor, e quindi anch’egli abituato in un certo senso alle atmosfere western, e di Giuseppe Camuncoli, firma italiana del fumetto internazionale (Marvel e DC Comics).
La storia pensata dall’autore toscano ha per tema la vendetta e per protagonisti il solo Tex, senza i suoi tradizionali pards, e un suo vecchio conoscente: i due sono uniti da una resa dei conti con un assassino per un fatto avvenuto in passato. Burattini, mantenendo la sua predilezione per la ricchezza dei dialoghi e delle spiegazioni, imposta un impianto narrativo che crea una storia dalle atmosfere abbastanza crude e violente, che si chiude con un riuscito colpo di scena.
A Giuseppe Camuncoli, che ha prestato la sua arte a icone del fumetto quali l’Uomo Ragno e Batman, non tremano certo i polsi e la sua interpretazione di Tex, icona del fumetto italiano per eccellenza, è originale e riuscita. Il Tex del Cammo è, per l’aspetto, per le pose e per le inquadrature quasi un supereroe; forte è la sua rassomiglianza, nei lineamenti del viso e nella capigliatura, a Superman. È un Tex riuscito, che si muove in un paesello messicano, di cui il disegnatore cura con precisione elementi e dettagli d’ambiente, tanto nelle architetture quanto negli arredi e nei costumi.
Il colore di Beniamino Del Vecchio è funzionale alla storia ed efficace, questo grazie anche all’impostazione stilistica di Camuncoli che, abituato a lavorare nel fumetto a colori, lascia nelle sue tavole ampi spazi, nei vestiti dei personaggi come negli ambienti, a disposizione delle campiture del colorista, facilitandogli, di fatto, il lavoro.
In Nel buio si ricompone su Tex una coppia che già vanta un bell’affiatamento su Dampyr: Mauro Boselli e Luca Rossi. Il curatore e sceneggiatore di Tex, da sempre amante delle storie ad ampio respiro e con ampio numero di foliazione, prova a condensare in poche pagine un racconto che, soprattutto nella parte iniziale, molto avvicina la tradizionale atmosfera western a quella dell’horror e del thriller. Tex, accompagnato da Kit Carson e Tiger Jack, deve affrontare un intero paese pronto a mettere alla forca un innocente, sulla base di mere apparenze. Boselli è ormai un maestro nel padroneggiare i personaggi delle storie texiane, protagonisti e comprimari, nella resa caratteriale e nella recitazione e non si smentisce neanche in questo caso. Peccato per il finale un po’ troppo condensato che, magari, avrebbe avuto bisogno di un paio di pagine in più.
Anche Luca Rossi dà un’interpretazione molto personale di Tex e soci, in linea con il suo stile. La sua rappresentazione dei volti dei protagonisti è originale ed estremamente particolare, in special modo per quanto riguarda le fattezze di Carson, ma riuscita.
Il colore, a opera di Romina Denti, qui gioca sulle atmosfere scure sulle quali si sviluppa la maggior parte della storia, con una palette dai toni cupi che, in alcuni casi, “spengono” eccessivamente i disegni.
A chiudere l’albo arriva Randy il fortunato della coppia Roberto Recchioni – Andrea Accardi, già vista all’opera con successo sull’arco narrativo dedicato ai samurai della collana Le Storie. Si tratta di un doppio debutto su Tex per gli autori, anche se Recchioni sta già lavorando alla sceneggiatura di un futuro Color Tex “lungo” per i disegni di Pasquale Del Vecchio.
Lo sceneggiatore romano è bravo a sviluppare una storia senza Tex, dove il ranger è solo una presenza ossessiva nella mente di un criminale rapinatore, protagonista della narrazione. Il racconto procede spedito verso la conclusione e Recchioni è bravo a lasciare fino in fondo il lettore con il dubbio se la presenza di Tex sia reale o meno.
I disegni di Andrea Accardi sono, come spesso accade, dei piccoli quadri, confermando l’autore siciliano come uno dei migliori talenti italiani. Accardi, oltre all’estrema attenzione e cura per i particolari di ogni tavola, dagli ambienti agli arredi e ai cavalli, è bravo nel taglio che riesce a dare alle vignette, scegliendo inquadrature sempre efficaci e mai scontate. La resa dei personaggi è un altro elemento riuscito, soprattutto nella diversificazione tra “buoni” e “cattivi”: Tex e i suoi pards, nelle poche tavole in cui compaiono, sono inquadrati in pose plastiche da “eroi”, a pistole spianate o affiancati al galoppo sulle loro montature, con volti spesso impassibili. I criminali, veri protagonisti del racconto, sono invece rappresentati spesso con espressioni caricaturali e con i tratti del viso che ben riflettono i loro pensieri e stati d’animo.
Anche i colori di Oscar Celestini funzionano, soprattutto nella resa cromatica dei bei paesaggi naturali disegnati da Accardi.
Mauro Boselli, nella sua introduzione all’albo, evidenzia che, sin dai tempi di Gianluigi Bonelli, in casa editrice si sono sempre amate le storie lunghe che si sviluppavano in più albi; per tale motivo le storie brevi sono ancora materia “nuova” per gli scrittori bonelliani, soprattutto per quel che riguarda le storie di Tex.
Questo Color Tex #6 tuttavia è la dimostrazione che si è riusciti a prendere le misure anche ai racconti di poche pagine, poiché le quattro storie presenti, semplici ma solide e godibili, segnano un deciso passo avanti rispetto al passato.
Abbiamo parlato di:
Color Tex #6 – Stelle di latta e altre storie
AA. VV.
Sergio Bonelli Editore, Novembre 2014
130 pagine, colore, brossurato, € 5,50
ISBN: 977223974600440006