L’altro giorno sottolineavo il peccato (secondo me) per l’occasione perduta dal Movimento 5 stelle per contribuire visti i suoi numeri, e seppure dalla opposizione, al processo politico. Avrebbe potuto farlo senza adottare una strategia così barricadera e ostile. Ha scelto diversamente (ma coerentemente con quanto promesso agli elettori). Ho descritto il suo atteggiamento come quello di chi sta alla finestra e lancia il sasso di sotto per poi nascondersi e aspettare che scatti la zuffa. Il movimento, scrivevo, oggi non fa politica, fa guerriglia psicologica e non solo. Gioca con un fuoco che rischia di bruciare tutti, pure quelli che lo hanno votato. Ma ci vorrà del tempo.
Giusto l’altro giorno il Tg di Mentana ha mostrato dei sondaggi EMG che evidenziano come in tutto questo caos il movimento riesca pure a guadagnare qualcosa. Mezzo punto è vero, poca roba che però sottolinea come la strategia se non altro non ne abbia fatti perdere. Insomma, la linea barricadera per il momento premia. Più o meno nelle stesse ore dal suo blog Grillo gridava per l’ennesima volta al colpo di stato. Non è così, ovviamente. E’ però vero che da anni, e poi in una spirale sempre più repentina dalla scelta Monti in poi, la macchina Stato nel suo complesso abbia commesso, peccando anche di poca lungimiranza, parecchi errori , tattici e di valutazione. Errori che spesso sono stati letti come prese in giro, fomentando lo scontento generale.
Oggi da sinistra, centro e destra, dalle istituzioni, sono in molti (la maggioranza più o meno, che ironia) quelli che criticano l’escalation aggressiva della manovra grillina, ma sono in pochi, pochissima quelli che ammettono le colpe di stato (diamo merito a Renzi di non essere tra questi). Il guaio è che le istituzioni e le forze politiche oggi bersagliate dal Movimento ad ogni fiato spirato non hanno più tempo, o almeno non molto. E di questo Grillo, quando consiglia la carezza all’animale politico morente, è consapevole. Ed è la stessa consapevolezza della sua posizione che lo ha portato, nel preciso momento in cui si è impressa una accelerazione, ad esempio sulla legge elettorale, ad alzare l’asticella dello scontro. La paura che alla fine, nonostante tutto, lo stato riesca ad evitare di andare fuori tempo massimo per un pelo, prima che la clessidra finisca e il turno passi ad un altro.
Grillo usa un po’ lo stratagemma del dito e la luna. Punta il dito verso il colpo di stato, e induce abilmente a guardare quello, ma basa la sua strategia su ciò che c’è realmente dietro e che ci si ostina a non vedere: le colpe di stato. I veri punti deboli nelle mura. Anche il suo movimento ha punti deboli però, e lo si è appunto visto nel momento della spinta alla riforma elettorale, che ha destabilizzato per un momento l’equilibrio a 5 stelle costringendolo ad una maggiore aggressività. La migliore strategia è a mio avviso quella dell’ammissione delle colpe di stato e di un percorso serio che vada via via ponendo un rimedio ad esse, riavvicinando l’elettore e togliendo la linfa su cui la retorica grillina si basa. Ovviamente è più facile a dirsi (e a scriverlo) che a farsi.