Gli inquirenti lo ritengono come uno dei clan più violenti della Regione: stiamo parlando della “nuova camorra” di Afragola, sgominata all’alba grazie ad una maxi-operazione che ha portato a ben 17 arresti.
Decine di omicidi, più di una ventina di attentati realizzati con l’utilizzo della dinamite: violenza pura era alla base di questo gruppo criminale, che si è formato nel Rione Salicelle (quartiere di Afragola al centro di varie inchieste su morti carbonizzati) e che si stava espandendo in altri comuni della Provincia di Napoli, come Casoria e Cardito. Sarebbe legato, secondo gli inquirenti, al clan Moccia, uno dei clan camorristici più “longevi” (attivo fin dal 1960) e il più potente della zona nord-est di Napoli. Al vertice della “nuova camorra” c’era Mariano Barbato, 25 anni, arrestato nella maxi-operazione (vedi foto sotto, tratta da “Il Mattino.it”) insieme ai fratelli Aniello e Carlo e alla madre Patrizia Bizzarro. Interessante è la figura che rivestiva la donna (vedi foto sopra): era infatti lei a gestire le attività del clan, tra cui estorsione, spaccio e anche l’imposizione, ai commercianti della zona, di un istituto di vigilanza. Questa notizia non deve stupire: a prendere le redini dello stesso clan Moccia, negli anni ’80 e ’90, fu Anna Mazza, la prima donna ad essere condannata per associazione mafiosa.
Se le loro richieste non venivano esaudite, scattavano gli atti intimidatori: minacce, bombe carta fatte scoppiare davanti ai negozi e omicidi. E’ così che l’organizzazione criminale ha agito nei confronti dell’agenzia funebre Salomone, della macelleria Di Palo e di una società di costruzioni. La “macchina delle ritorsioni” era azionata da Ciro Gallo, mentre il fratello Giuseppe era colui che si occupava degli “affari”: anche loro due, uomini di fiducia di Mariano, sono stati arrestati, insieme a tutta la famiglia Barbato. L’operazione ha coinvolto gli agenti della squadra mobile della Questura di Napoli, i carabinieri di Castello di Cisterna e la Procura Antimafia di Napoli. I 17 arrestati sono stati tutti accusati di associazione a delinquere a stampo mafioso, porto abusivo di arma da sparo ed estorsione. Ancora tutto da verificare il legame tra il clan e la decina di morti carbonizzati trovati nella zona nei mesi di marzo e aprile scorsi.