Ho scritto questo post di getto domenica, ma volevo aspettare un po' per pubblicarlo. Avrei preferito che prima uscisse qualche notizia in più sull'argomento. Questa era, a modo suo, una forma di rispetto verso il Signor Lorenzi e ciò che mi aveva detto, in forma del tutto confidenziale (così mi piace pensare).
Visto che, però, notizie non ci sono, visto che, in fondo, il mio pubblico è un piccolo circolo, e visto che mi devo far perdonare una lunga assenza, ecco a voi il pezzo!
Mio papà sovente si lamenta, quando siamo in viaggio, di come le grandi vie della moda siano uguali in tutto il mondo. Io, piccato, gli rispondo a tono, dicendogli che, tra gli effetti della globalizzazione, preferisco questo ai McDonald's, o ai negoziacci di chincaglierie turistiche.Eppure papà ha ragione. Probabilmente neanche Calatrava, Piano o la Hadid hanno un curriculum geograficamente esteso come quello di Peter Marino, architetto dei negozi di moltissime grandi griffes.Però, ogni grande via della moda ha anche un qualche suo negozio peculiare. A Roma c'è il Caffè Greco, in buona compagnia con Battistoni, a Londra Asprey's, a Parigi Goyard ed Hermès (che sì, sarà onnipresente nel mondo, ma di 24 Faubourg ce n'è uno), a Milano Cova e Lorenzi.Lorenzi ha una peculiarità tutta sua: il coltellinaio di Montenapoleone è un posto magico, uno di quelli fuori dal tempo.Quando passo per il quadrilatero mi fermo sempre qualche minuto davanti alle sue vetrine. Impeccabili, dentro c'è un mondo di altri tempi: set da barba, pipe, apribottiglie, forbicine da uva… di tutto e un po'. E' un negozio che mi ricorda mio nonno, gentiluomo anni '50, mai conosciuto dal vivo, ma di cui ho un'immagine molto precisa, e bella, in testa.
In questi giorni sono a Milano. In questi giorni la notizia che la Coltelleria Lorenzi, dal 1929 a Via Montenapoleone 9, vera istutizione di milanesità, è stata venduta. Poco c'entra con la vendita lo stato ladro e cattivone,nemico degli imprenditori, poco le succulente pressioni dei grandi capitali stranieri, è solo la triste storia di due fratelli che ormai si guardano di malocchio per quanto riguarda la gestione del negozio(quando si dice "fratelli coltelli"…), e così han deciso di cedere l'attività.
Io, un po' spinto dalla curiosità, un po' dalla necessità di avere un "incidicastagne" (se per voi "incidicastagne" e "necessità" sono parole inconciliabili, non avete capito nulla dalla vita), un po' desideroso di rassicurazioni sul futuro della Coltelleria, sabato mi ci sono fiondato dentro.(naturalmente, miravo al secondo dal basso. Degli altri avrei avuto paura solo a chiedere il costo).
Volevo evitare di sentirmi dire, al momento di battere lo scontrino, "Sono 400 euro" o giù di lì, così, prima di domandare a qualcuno, ho controllato i prezzi dell'arnese, nascosto in una teca del negozio. Accertatomi di potermelo permettere, ho individuato un distinto signore, e gli ho chiesto un "apricastagne". Mi ha subito corretto: "Incidi-castagne, vuole dire?" Facendo ricadere la voce su quell'"Incidi", ma senza essere fastidioso o saccente. E poi il signore mi ha spiegato come la conformazione del piccolo utensile fosse studiata in modo tale che la lama non scendesse troppo in profondità nel frutto, pena il suo spopolamento. Del resto, un incidicastagne li varrà quegli otto euro di differenza dall'apricastagne del supermercato, no?Appena dopo pagato, prima di defilarmi nella banale, normale modernità di Montenapoleone, chiedo al signore, con fare nonchalant, "Ma è vero che il negozio è stato venduto"? Lui si asserraglia in un no-comment, agitando (ma con signorilità!) le mani. Poi, mentre faccio per andarmene, sembra quasi volermi trattenere con lo sguardo. Gli si legge in faccio che l'argomento gli è a cuore, e che lo fa penare. Mi parla un po', e si scopre essere il proprietario. Mi tiene a chiacchierare, mi fa i complimenti per essere uno dei pochi giovani a capire ed apprezzare un'attività come la sua, mi stringe la mano, addirittura. E mi fa capire (anzi, mi dice proprio), nonostante non si sia pronunciato sulla vendita neanche due minuti prima, che il negozio probabilmente chiuderà.A sentire le indiscrezioni di giornalisti del settore (Paola Bottelli), al suo posto andrà Omega, ora relegato più in là in un angusto spazietto.Sono uscito da Lorenzi con una profonda sensazione di tristezza. E' un peccato che negozi così, gestiti da gente così, debbano chiudere. E stavolta non c'è nessun "agente esterno" che abbia costretto i fratelli a chiudere. Solo due visioni inconciliabili. Questo è il brutto: niente di inevitabile, nessun capro (l'LVMH di turno) contro cui lanciarsi. E' un po' come se alla favola mancasse la morale. O forse, la morale è di andarsi a togliere i propri sfizi da Lorenzi, prima che chiuda.Carpe diem, diceva Orazio.
Il vaporizzatore di profumi vecchio stile, il mio sogno (insieme alla forbicina decorata per tagliare l'uva, e allo spremidentifricio).