È risaputo che il migliore periodo per coltivare un orto è quello che va dalla primavera alla fine dell’estate, sia per la maggiore facilità di coltivazione sia per la qualità e la quantità di ortaggi che si riescono a ottenere. Le alte temperature, le ore di luce a disposizione, la (relativa) stabilità climatica e altre “facilitazioni” tipiche del periodo rendono infatti l’esperienza di coltivare un orto più che soddisfacente per la maggior parte dei molti appassionati che ormai si cimentano in questa pratica con successo ed entusiastica passione. Per molti di loro però il periodo di coltiavazione sta volgendo a termine perché la loro attività è spesso concentrata appunto nei mesi più caldi dell’anno, scelta che li costringe a rinunciare quasi del tutto alla coltivazione nelle restanti stagioni. Eppure con alcuni semplici accorgimenti è possibile prolungare l’attività dell’orto anche ai mesi autunnali e invernali, quelli più freddi, e ottenere così prodotti freschi provenienti dal proprio orto praticamente per tutto l’anno. In una veloce carrellata vediamo quali consigli generici adottare per ottenere tutto ciò.
Prima però una premessa: consigliare metodi di coltivazione in un territorio peculiare come quello italiano è una pratica che nasconde molte insidie e trappole e il rischio di cadere in errore è sempre in agguato dietro l’angolo; l’italico stivale infatti presenta una varietà climatica davvero unica tale da rendere una pratica colturale efficace al Sud completamente errata al Nord e viceversa, specialmente se si intende consigliare la coltivazione dell’orto invernale che può per esempio risultare relativamente facile in Sicilia ma piuttosto difficile in Pianura padana.
Detto questo vediamo quali sono gli accorgimenti comuni a tutte le zone di coltivazione e che possono fare la differenza tra il successo o l’insuccesso di un orto invernale.
1) Ortaggi resistenti al freddo
Il primo consiglio sarà pure scontato ma risulta essere il migliore: per coltivare con successo gli ortaggi nei mesi più freddi è tutta una questione di scelta. Quella degli ortaggi migliori. Ci sono infatti molte piante che ben si adattano alle basse temperature e riescono a garantire un’ottima resa anche nel periodo invernale. Da buon toscano mi basta citare un ortaggio su tutti ovvero il cavolo nero (nella foto in alto). Detto anche cavolo a penna (o di Toscana) il cavolo nero è una varietà di Brassica oleracea che ben si presta alla coltivazione invernale, anzi: le gelate che la colpiscono hanno l’indubbio vantaggio di intenerire le foglie rendendole croccanti e saporite e pronte per essere gustate in cucina. La lista delle piante adatte al freddo non si esaurisce certo con il cavolo nero: restando ai cavoli la verza e quello di Bruxelles sono molto indicati poi l’aglio, la cipolla e il porro, le rape e gli spinaci, i radicchi e le cicorie da taglio solo per citare le più diffuse e resistenti. Ma l’elenco è molto più lungo e basterà informarsi dal vostro vivaista di fiducia per sapere su quale ortaggio orientarsi.
2) Varietà precoci
Il secondo consiglio si riallaccia al primo per completarne il discorso e aggiustare la mira. Si fa presto a dire ortaggi adatti al freddo se non si specifica che di quest’ultimi occorre scegliere le varietà più adatte alla bisogna privilegiando quelle che presentano un tempo di crescita precoce o medio precoce. Questa caratteristica ci permette di sfruttare al massimo le giornate che vanno via via accorciandosi, insieme a un clima non ancora particolarmente rigido, per anticipare la produzione degli ortaggi e concentrarla nel periodo che arriva fino al tardo autunno, ottenendo così il massimo dalle piante prima che l’inverno, e con lui il vero freddo, arrivi alle nostre latitudini. Così facendo si sfruttano tral’altro i secoli di selezione svolta per noi dai contadini che ha permesso di ottenere quelle varietà che più si adattano alle varie situazioni.
3) La pacciamatura
Tecnica spesso sottovalutata e poco utilizzata, la pacciamatura offre molti vantaggi, non solo per combattere le infestanti e limitare l’evaporazione dell’acqua da un terreno ma anche per offrire alle piante e al loro apparato radicale una valida protezione dal troppo freddo. In commercio esistono da tempo dei teli a base di amido di mais biodegradabili che durano più di tre mesi e che dopo il loro utilizzo possono essere comodamente interrati. In alternativa è possibile utilizzare altri materiali naturali come paglia, foglie secche e corteccia di pino (bark), mentre è fortemente sconsigliato, per il bene del Pianeta, l’uso di materiali plastici.
4) Aiole rialzate
Una delle migliori accortezze da adottare nella preparazione dell’orto invernale è quella di rialzare, rispetto al livello medio del terreno, le aiole dove si andranno a collocare le nostre piante. Questa tecnica permette alle colture di rimanere più asciutte nel caso si verifichino abbondanti precipitazioni (ipotesi tutt’altro che remota) e riduce così gli effetti negativi del conseguente ristagno dell’acqua, molto nocivo per la salute delle piante. Il rialzo deve essere almeno di 25-30 cm e, se possibile, deve essere predisposto leggermente ad arco in modo tale che la pioggia in eccesso scivoli via con facilità.
5) Protezione delle colture: la serra, il tunnel e il tessuto non tessuto
Il salto di qualità nella produzione invernale è però assicurato dall’adozione di uno dei tipi di protezione degli ortaggi che ci sono in circolazione e che vede nella serra la soluzione senz’altro più completa ed efficace. Realizzabile in svariati materiali e in varie forme e dimensioni, una serra può essere pure riscaldata e in questo ultimo caso le possibilità di coltivazione si fanno davvero infinite. L’unico vero difetto è quello legato ai costi di realizzazione anche se il fa-da-te permette un risparmio notevole.
Se una vera e propria serra non è appannaggio di molti un piccolo tunnel sì e, se usato bene, garantisce comunque ottimi risultati. Cos’è del resto un piccolo tunnel se non una serra in miniatura? come una serra infatti il tunnel mantiene una temperatura al suo interno superiore di alcuni gradi rispetto all’esterno garantendo così un ambiente più favorevole alla crescita delle piante. Molto più facile ed economico da allestire rispetto a una serra, il tunnel si presta molto bene anche al fai-da-te con il quale si ottengono ottimi risultati spendendo davvero poco. Per cominciare a funzionare e a proteggere le colture un tunnel deve essere largo e alto almeno un metro.
Per tessuto non tessuto (o TNT) si usa intendere un prodotto industriale tessile ottenuto con processi diversi dalla normale tessitura che conferiscono al materiale sorprendenti caratteristiche che tornano utili anche nella coltivazione protetta. Il tessuto non tessuto è infatti molto resistente, non marcisce,non si sfilaccia, lascia filtrare acqua, luce e aria e soprattutto protegge le colture dal vento e dal freddo, attenuando in particolar modo l’escursione termica scaturita dall’alternanza del giorno e della notte. Il difetto, forse l’unico, del TNT è il costo del prodotto ma gli indubbi vantaggi ne fanno consigliare il suo utilizzo, magari in un piccolo appezzamento come prova.
Vista la complessità dell’argomento, che non si esaurisce certo con un solo punto, tornerò presto sull’argomento delle protezioni delle colture con dei post dedicati ai vari metodi per approfondire maggiormente la materia.
Leggi anche:
Coltivare ortaggi in Alaska con un giardino verticale fai-da-te
5 errori da evitare quando si inizia a coltivare un orto
7 consigli utili per una buona consociazione degli ortaggi
Arriva il Generale Inverno, proteggiamo le nostre piante
Con l’orto si risparmia: quali sono gli ortaggi più redditizi da coltivare?