Forse per salvare il mondo dobbiamo partire dal nostro giardino prendendoci cura del verde intorno a noi.
Scrive Massimo Acanfora che per Coldiretti il 37% degli italiani nel proprio tempo libero si interessa in modo attivo al giardinaggio e alla cura dell’orto raccogliendo frutta, ortaggi o erbe aromatiche. Sempre più cittadini però si stanno anche appassionando di orto da balcone e di aiuole metropolitane. Del resto in tempi di crisi come quelli in cui siamo dentro non sarebbe male pensare un po’ di più a produrre da sé quello che di solito acquistiamo. E poi ripristinare il contatto diretto con la natura significa ripristinare l’antico contatto con se stessi, curare il proprio benessere, fisico e spirituale. In poche parole tiene attivi e rilassa.
L’orto in città può essere una scelta intelligente, lungimirante, acuta.
Balconi, terrazzi, verande, ballatoi, ringhiere, poggioli, davanzali possono davvero cambiarci la vita e trasformarci da semplici consumatori a produttori di verdura.
Inoltre la cura dell’orto è da sempre un’attività democratica proprio perché la possono praticare tutti.
Voltaire, Francesco Petrarca, Alessandro Manzoni, Italo Calvino e tanti altri avevano tutti la passione dell’orto e del giardino. Francesco Bacone nella suo studio “Sui giardini” scrive che il giardinaggio è il più puro dei piaceri e anche Immanuel Kant lo colloca tra le arti maggiori.
Anche Hermann Hesse è stato un giardiniere paziente e tenace, malgrado dicesse che il suo orto alla fine era diventato una sorta di “dura schiavitù”. Il giardino, comunque, è stato fonte di ispirazione per la sua opera, come testimonia la poesia “Il sogno del giardiniere”.
Massimo Acanfora
Coltiviamo la città
Ponte alle Grazie
2012
Magazine Cultura
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