Magazine Informazione regionale

Com'è, dr Fadda, che prima del IX sec tutti eravamo muti in Europa?

Creato il 02 marzo 2011 da Zfrantziscu

Com'è, dr Fadda, che prima del IX sec tutti eravamo muti in Europa?

Segni grafici simili nel Sinai e a Lipari
(da Atropa Belladonna)


La dottoressa Maria Ausilia Fadda è responsabile della Soprintendenza archeologica di Sassari e Nuoro per le province dell'Ogliastra e di Nuoro, dove dirige anche il bel Museo archeologico. È una delle funzionarie del Ministero dei beni culturali più influenti in Sardegna. A quel che mi è dato sapere non è estranea alla infelice risposta sulla sorte della navicella nuragica di Teti data dal sottosegretario Giro a due interrogazioni parlamentari. Secondo lui, gli archeologi delle nostre Soprintendenze “non hanno alcuna notizia in merito al ritrovamento "nei pressi di Teti" di una navicella nuragica "con evidenti segni di scrittura". Se un ritrovamento è stato fatto potrebbe essere stato effettuato al di fuori delle ricerche ufficiali e da persone non autorizzate”.La navicella fu ritrovata nel 1994 proprio dalla dottoressa Fadda nel villaggio di S'Urbale e, a quel che persone presenti riferirono, la stessa archeologa disse che sarebbe stata buona cosa mostrarla a un epigrafista. Che lei l'avesse ritrovata “al di fuori delle ricerche ufficiali e da persone non autorizzate” può essere possibile: anche esperti archeologi, a volte, possono avere cadute di memoria. Fatto sta che quella barchetta fu a lungo esposta nel piccolo museo di Teti dove fu anche fotografata. Un lettore di questo blog scrisse, qualche tempo fa, che da Teti fu portata al centro di restauro di Li Punti. Delle due una: o il vuoto di memoria della dr Fadda è in realtà una rimozione o, sempre la dr Fadda, ha fatto arrivare al suo Ministero informazioni non veritiere che sono poi servite al sottosegretario Giro per dare quella risposta infedele a rappresentanti del corpo elettorale. Altrove, un governante che fosse stato colto in fallo mentre racconta una bugia in Parlamento se la passerebbe male e a niente varrebbe la scusa che era stato male informato: è pagato per appurare le cose che dice, tanto più che della barchetta fantasma aveva una fotografia e altre, magari più nitide di questa, avrebbe potuto pretendere. Forse, così, alla dr Fadda sarebbe tornata la memoria e il povero sottosegretario si sarebbe risparmiata una magra.Teti, il piccolo splendido villaggio del Mandrolisai, è teatro di un'altra dimostrazione di supponenza della responsabile della Soprintendenza a Nuoro e Ogliastra. Il 5 settembre 2009, in un convegno dal titolo “Che fine ha fatto la storia sarda?” l'archeologa si lanciò in uno di quegli ipse dixit di cui è strapiena la vulgata archeologica in Sardegna. Disse, e la cosa è facilmente verificabile in questo video: “In tutta l'Europa, Italia compresa e Sardegna, non scriveva nessuno. Prima del primo Millennio aC e addirittura nel IX non si trovano tracce di scritti, fino all'VIII. Eravamo un popolo di muti in quel periodo... Noi troviamo testi scritti in pieno periodo di romanizzazione, vedi tavola di Esterzili...”, come del resto ricorda Atropa Belladonna oggi in un suo commento.La foto che si vede sotto il titolo è di una ceramica trovata a Lipari che è vero non è in Sardegna, forse, come dicono gli indipendentisti siciliani, non è neppure in Italia, ma sicuramente si trova in Europa ed è iscritta. Di The Bronze Age script of the Lipari Islands parla Harald Haarmann in “Early civilization and literacy in Europe”. Di altre iscrizioni, sempre nelle Isole Eolie, e questa volta in un villaggio dell'età del bronzo nei pressi di Panarea, parla il grande archeologo Luigi Bernabò Brea, scomparso nel 1999. In un saggio sui “Segni grafici e contrassegni sulle ceramiche dell'età del bronzo delle isole Eolie” scrive, fra l'altro: “Nelle ceramiche del villaggio, e precisamente non in quelle di importazione, appenniniche o micenee, ma in quelle della prima categoria, cioè di tipo indigeno, siciliano, compaiono sovente dei segni che per il loro carattere, per la posizione in cui si trovano, e talvolta per il tipo stesso dei vasi su cui ricorrono, non sembrano in alcun modo poter avere una funzione decorativa. Si ha l'impressione che si tratti invece di segni con valore grafico o almeno di contrassegni posti o per distinguere fra di loro una serie di vasi analoghi o per riferimento al contenuto o al proprietario”.Si potrà pur sempre dire che nessuno, neppure la dr Fadda, può tutto conoscere e tutto sapere. Giusto e sacrosanto. Ma ignorare non è un lasciapassare per affermare con sicurezza che ciò che non si conosce non esiste. Un minimo di prudenza – quella che alcuni archeologi sventolano quando li si sollecita a parlare dopo decenni di silenzio delle scoperte fatte – avrebbe consigliato di dire un “fino a prova contraria”, prima di buttarsi a capo fitto a cercare la prova contraria. A volte, come in questo caso, la si sarebbe trovata.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :