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Combattere… ma per cosa?

Da Stefano Bresciani @senseistefano
Data: 24 luglio 2012  Autore: Simone Lorenzi

Mi sono chiamato ultimo quando ho capito che tutti volevano essere primi, volevano fare bella figura, volevano vincere, volevano farsi belli con i capi, volevano fare carriera con la K, e siccome a me non me ne frega proprio niente, dico a me ma anche a tanti altri carabinieri, il nostro onore e la nostra gloria maggiore è lavorare per la gente povera e basta, e nel momento in cui lo facciamo perché vogliamo qualcosa in cambio siamo porci traditori. Mio padre comandava la stazione dei Carabinieri in un piccolissimo paese della Toscana… la domenica ci portava me, mia sorella e mia mamma, in un podere vicino in campagna, dove passavamo il tempo con una famiglia che aveva una figlia sordo-muta, e io non capivo che in quel momento quella era la legalità, e non capivo perché lui ci portava lì, e poi l’ho capito, ci portava lì perché era quella l’umanità per cui valeva la pena combattere, la bandiera, LA PATRIA.

E tu poi per quella gente combatti, perché non hai più limiti, ti identifichi in loro, quindi diventi carabiniere perché vuoi difendere quella gente lì. Porto il guanto dei mendicanti, dei lavavetri che sono nostri fratelli, e così non mi dimentico di essere anche io mendicante, l’ingiustizia che fanno quando umiliano i “vu cumbrà” o il lavavetri al semaforo, umiliano anche te e me e dunque non deve accadere, la devi vivere come un’ingiustizia fatta a te, ecco allora sei un carabiniere, se no sei un professionista mercenario, la lotta è del popolo e deve rimanere al popolo…»

(Colonnello Sergio De Caprio – Capitano Ultimo)

Queste le parole diCombattere… ma per cosa? una leggenda, del Capitano Ultimo, colui che il 15 gennaio del 1993 mise le manette ai polsi di Salvatore Riina. Queste le parole di un budoka coi fiocchi. Forse in pochi entreranno nella storia al pari del Generale Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino e tutti gli altri Eroi che hanno combattuto e sono morti per combattere la criminalità, la violenza o per aiutare gli altri. Ma non per questo dobbiamo rinunciare a fare del bene, a combattere ed agire per chi ha bisogno, anche con piccoli gesti. Porgere la mano per aiutare un amico a  rialzarsi dopo una difficoltà, donare un abbraccio di consolazione o anche solo di un consiglio. E anche se sembrano sciocchezze in confronto alle gesta dei Personaggi che ho citato, per alcuni potrebbero significare molto. In fondo anche il viaggio più lungo inizia con un passo e tutti noi possiamo nel nostro piccolo essere eroi, fare la nostra parte perseguendo un cammino di pace.

A iniziare dal comportamento di ogni giorno, dal nostro rapporto con gli altri. Pratichiamo la via della pace in ogni sua sfaccettatura e non solo a parole ma con gesti concreti in ogni attimo della nostra vita soprattutto in quei momenti in cui vorremmo distruggere il mondo( troppo facile essere pacifici solo quando siamo felici). Tutti dovremmo incarnare in principio Jin del bushido, ovvero la Compassione. Questo principio “comanda” al Samurai di utilizzare il proprio potere per il bene comune. Il Samurai per essere tale deve essere compassionevole e cogliere ogni opportunità per aiutare i propri simili. Il codice continua dicendo che il Samurai non deve nemmeno essere egoista e se l’occasione per aiutare non si presenta egli deve fare di tutto per cercarne una. Perché allora non provarci? In fondo non costa nulla.

E allora ogni giorno:

Solo per oggi: Non ti arrabbiare, Non ti preoccupare, Sii riconoscente, Lavora duro per migliorare te stesso e Sii gentile con gli altri

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