Alessandro Pittin sul podio olimpico di Vancouver
Tre podi nell'ultimo fine settimana in altrettante gare sarebbero un ottimo bottino per chiunque. Se poi pensiamo che il risultato è stato raggiunto da un ragazzo nato l'11 febbraio 1990, capiamo quanto grande sia il potenziale di questo atleta. Naturalmente il soggetto in questione è Alessandro Pittin, giovane promessa (e forse questo appellativo comincia a stargli stretto) della combinata nordica italiana. Balzato agli onori delle cronache anche dei non appassionati per l'impresa di Vancouver 2010, dove conquistò un insperato bronzo nella gundersen preceduta dal salto dal trampolino piccolo, il ventunenne di Cercivento sta dando un seguito in questo avvio di stagione a quell'ottimo risultato con prestazioni all'altezza del suo potenziale.
Potenziale che sicuramente è elevatissimo, soprattutto quando si tratta di indossare gli sci da fondo. La componente di gara prediletta da Pittin è sicuramente la seconda, dove spesso si avventura in rimonte che hanno dell'incredibile. Negli ultimi tempi, soprattutto quando si tratta di affrontare percorsi che presentano dislivelli abbastanza considerevoli, come ad esempio lo stesso tracciato di Seefeld, Alessandro ha dimostrato ulteriori miglioramenti anche sugli sci stretti. Sui tratti più impegnativi, dove la strada si impenna e bisogna dimostrare di avere gambe e carattere, il ragazzo di Cercivento è ad oggi uno dei migliori 2-3 del lotto. Forse l'unico neo che gli si può riscontrare quando si parla di correre i canonici 10 km previsti ormai da ogni format della Combinata Nordica, è lo sviluppo di un finale più aggressivo, unico aspetto sui cui può ancora lavorare e migliorare molto. E' risaputo che quando si ha a che fare con Lamy Chappuis, il migliore interprete di sempre di questo frangente di gara, è difficile per chiunque, ma è altrettanto vero che margini di miglioramento per arrivare ad avere un finale incisivo anche quando la strada non si inerpica ci sono.
Quando la condizione nel fondo si mantiene su standard elevati, è la componente del salto a dovere fare la differenza, come è logico che sia. Meglio Alessandro riesce a saltare, meno sarà poi il distacco che dovrà recuperare in gara e più energie gli rimaranno per piazzare la zampata vincente: è lapalissiano. Proprio in questo frangente restano i maggiori margini di crescita. Non si parla di snaturare un atleta che deve qui, per l'appunto, limitare i danni, ma cercare di correggere qualche difetto che potrebbe far lui guadagnare quei metri decisivi. Fluidità e posizione di volo: potrebbero essere questi i due cardini di una reale crescita. In primis, una maggiore naturalezza nel passaggio dallo stacco alla fase di volo; in secondo luogo, la ricerca di una posizione di volo migliore di quella attuale, cercando un maggiore parallelismo tra corpo e sci, che nel caso di Pittin spesso non è presente.
In conclusione, va ricordato sempre che parliamo di una ragazzo che si avvia verso i 22 anni, che è salito sul podio per la prima volta quando non ne aveva ancora 20 e che si presentò al grande pubblico ancor più giovane, fin dagli esordi nella stagione 2008/2009. La giovane età va sicuramente a suo favore, i risultati citati ancor più. Ora l'obiettivo a breve termine sarà la ricerca di quella prima vittoria in Coppa del Mondo che sembra sempre sfuggire per un nulla. Guardando più in là, mi sembra superfluo sottolineare come Alessandro Pittin si presenterà alle Olimpiadi di Sochi 2014 come una delle punte di diamante della spedizione azzurra.
Mattia Uttini