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Come cambiano le famiglie in Italia: fotografia

Da Simonetta Frongia
Come cambiano le famiglie in Italia: fotografia
Negli ultimi dieci anni sono diminuite le coppie con figli e invece crescono i nuclei familiari composti da single, monogenitori o conviventi. Crescono inoltre nuovi stili di vita come il pendolarismo familiare. È la fotografia dell'ultimo report dell'Istat Come cambiano le forme familiari, diffuso pochi giorni fa e riferito al 2009. Come annota l'Istituto centrale di statistica, dunque, aumentano le nuove forme di vita familiare e calano quelle “tradizionali”. Infatti le coppie coniugate con figli rappresentano ormai solo il 36,4% delle famiglie (erano il 46,2% nel 1998), mentre single non vedovi, monogenitori non vedovi, famiglie ricostituite coniugate e unioni libere nel complesso passano dal 16,9% del 1998 al 28,0% del 2009. La prima causa di questo mutamento è da ricercare nell'incremento di separazioni e divorzi e infatti la parte del leone la fanno i single non vedovi (uomini al 55,3%), che «rappresentano più di un terzo delle persone che vivono in queste famiglie (34,6%)» e «sono maggiormente presenti nel Centro-nord del Paese (23,2%), dove l’instabilità matrimoniale è maggiore». Da notare che, per quello che riguarda le famiglie monogenitori non vedovi, l'86,1% sono donne. Al 2009 sono quasi 6 milioni le persone che, nel corso della propria vita, hanno sperimentato una fase di convivenza con il proprio partner: si concentrano soprattutto nel Nord del paese (prevalenza del Nord-est, 16,7%) e nelle fasce di popolazione con un titolo di studio più elevato (il 19,3% dei laureati) o con un'occupazione (il 18,7%). Il 53,2% di queste libere unioni approda poi a un matrimonio (nelle isola il 58,1%). Il fenomeno delle convivenze prematrimoniali appare in crescita: il 7,9% dei matrimoni è stato infatti preceduto da un periodo di prova della coppia, diffuso soprattutto al Centro-nord: in media dura circa 2 anni e mezzo e si va allungando. Questo «momento di passaggio prima del matrimonio» influenza anche i matrimoni religiosi, pur toccando praticamente la metà di quelli civili. Le coppie che rimangono non coniugate, invece, al dicembre 2009 erano 897mila (quasi triplicate rispetto alle 343mila del 1998), cioè il 5,9%. Nel 41,8% dei casi i due partner vengono dall'esperienza di una separazione o di un divorzio. Negli ultimi anni però è una forma familiare che riguarda sempre di più coppie giovani (e con titoli di studio più alti): infatti, nel 39,8% dei casi la donna non ha più di 34 anni, mentre nel 49,9% l'uomo un'età tra 35 e 54. In leggero aumento anche quello che l'Istat definisce “pendolarismo della famiglia”, cioè «le persone che vivono per motivi vari e con una certa regolarità in luoghi diversi dall’abitazione abituale (per esempio: dal lunedì al venerdì per frequentare i corsi universitari o per motivi di lavoro; per due giorni a settimana per stare con familiari o parenti; per una parte dell’anno in un’abitazione secondaria della famiglia). Nel 2009 erano 2 milioni e 890 mila, il 4,8% della popolazione. Prevalgono i maschi (5,2%) e i giovani tra i 20 e i 29 anni (quasi un milione di giovani). Maggiore incidenza, come è logico aspettarsi, nelle Isole (6,3%). I motivi di tale scelta vedono al primo posto il lavoro (30%, prevalente tra gli over 25). Seguono gli spostamenti per studio (20,3%), per stare con il coniuge/partner (12,2%) e per stare con i genitori (10,9%). Per gli under 18 invece il motivo principale è lo stare coi genitori (59,6%): si tratta per lo più di figli di genitori separati e divorziati. Nel 30% dei casi, il soggiorno riguarda una regione diversa da quella di residenza, mentre per il 22,7% lo spostamento è in un altro comune della stessa provincia. In questi “soggiorni”, il 19,7% vive solo e il 27,9% abita con genitori, figli o suoceri. Il 58,2% dei maschi riesce a mantenersi con denaro proprio, mentre le donne nel 50,5% dei casi ricevono aiuto dalla famiglia ospitante. 
http://www.minori.it/?q=node/2979 

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