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“Il mondo è fatto per la gente come te. Il mondo è fatto su misura per i mediocri.”
Finalmente Gabriele Salvatores è uscito dalla mediocrità e ha fatto un film come Dio comanda. Ho sempre avuto un rapporto conflittuale con il suo cinema: diciamo subito che considero l’Oscar dato a Mediterraneo uno di quei colpi di culo inspiegabili che nemmeno il Mondiale vinto nel 2006… D’altra parte del regista napoletano milanesizzato apprezzo la voglia di sperimentare, di cambiare, di proporre qualcosa di sempre diverso e (talvolta) coraggioso per il panorama italiano. Peccato che i risultati spesso siano stati disastrosamente al di sotto delle premesse, vedi il tentativo di fare il suo Il quinto elemento con Nirvana (1997) o un Trainspotting in poco gustosa salsa italo-spagnola con Amnèsia (2002). Quando si trova a che fare con il materiale di Niccolò Ammaniti però finalmente la voglia di cinema di Salvatores si trasforma in un risultato concreto, aiutato da sceneggiature e storie finalmente convincenti. È quanto successo con il valido Io non ho paura (2003) e ancor di più con Come Dio comanda.
Salvatores pure qui non smette di guardare a modelli stranieri, in questo caso direi certo cinema indipendente americano, ma li fa per una volta totalmente suoi e riesce a rendere la remota provincia del nord-est Italia con atmosfere apocalittiche che sembrano uscite da The Road o dal mondo-discarica di Wall-E, per poi trasformarsi nella seconda parte in un incubo notturno da film de paura.Salvatores ha anche il merito di aver azzeccato completamente il cast, lasciando per una volta fuori dalle balle quell’incapace di Abatantuono e scegliendo un Filippo Timi che qua è al top dei top: con un numero alla Edward Norton riesce a diventare un magistrale personaggio da Italian History X. Quindi, Elio Germano è un “ritardato” credibile, il giovane dal volto scavato Alvaro Caleca e la bionda Angelica Leo sono due rivelazioni. Meno convincente un insopportabile Fabio De Luigi urlante, decisamente preferibile ai tempi di “Ah, la tauromachia!”Leitmotiv del film è la rassicurante e allo stesso tempo inquietante “She’s the one” di Robbie Williams, che ci accompagna in questa strana storia di un padre disoccupato con tendenze nazi che tenta di non perdere la custodia del figlio (da notare come non si faccia praticamente riferimento alla madre). Tra pazzi, esaltati, disoccupati, disadattati, assassinati, padri e figli disastrati: anche questa è l’Itaglia, oggi.(voto 7/8)
Potete trovare il film QUI
Piccola curiosità: nel locale dove Timi va a “rimorchiare” ci sono i Tre Allegri Ragazzi Morti che suonano!
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