Insomma, quando da casa Davines mi è stato proposta una coccola da rientro per provare il loro Flamboyage non ho avuto nemmeno un picosecondo di esitazione nel dire sì, entusiasta. E sabato scorso, mente fuori pioveva, mi sono concessa la mia coccola (e infatti vi ho tempestato ovunque di foto, qui trovate il riassunto di Google+Stories).
Dice "vabbè, ti sei fatta un colore, che sarà mai". Tzè. Il Flamboyage è una tecnica esclusiva, creata da Angelo Seminara, il direttore artistico di Davines. Loro la definiscono così:
"un rivoluzionario servizio colore, che mette in risalto le sfumature naturali anziché coprirle, creando ricchissime trame di riflessi per tutta la lunghezza dei capelli. La Flamboyage® Meche seleziona una quantità casuale di capelli, minimizzando in questo modo anche gli effetti della ricrescita."
Mumble rumble...vediamo un po'. Io ho avuto la possibilità di toccare con mano (e sentire con la mia testa). Tra l'altro il Salone in cui sono andata - non tutti hanno questo servizio, se cercate nel loro store locator dovete filtrare per Flamboyage, appunto- è il mio parrucchiere storico. Non quello che mi ha fatto aspettare 40 minuti etc, che avevo scelto per mera comodità logistica- ma quello che 15 e passa anni fa accettò di tingermi color magenta [momento vanità on: io lo facevo già allora, quello che oggi è moda. momento vanità off], con un risultato strepitoso. Uno di cui mi fido, senza esitazioni.
Passato il momento carramba, ci siamo messi subito in azione. Io, influenzata dai colori Pantone per questa fine 2014 e dal caschetto della collezione Woodland volevo un color sangria che fosse allo stesso tempo naturale ma visibile. Quotidiano ma non banale. Scuro, ma luminoso. Ho chiesto poco eh?
Alessandro non ha fatto un plissè e siamo partiti con il Flamboyage vero e proprio: una volta applicate le strisce, partendo non dalla base, ha lasciato che i capelli aderissero molto naturalmente. Ecco spiegato perchè l'effetto ricrescita è scongiurato.
Non ho avvertito nemmeno lontanamente alcun bruciore e pizzicore- tipico di certe tinture. Però, confesso, ho pensato: oddio, sai che dolore quando devono levarle. Sarà tipo ceretta. In realtà, vengono lavate al risciaquo e l'acqua fà si che la striscia si stacchi da sola, senza dolore. E questo riduce anche lo stress per i capelli e i i traumi meccanici , tipici della rimozione.
Qui, un piccolo intoppo: ricordate il mio Indigo di mesi e mesi fa? Alla domanda se avessi i capelli tinti io ho risposto di no, senza farne cenno. Non si sa come, invece, ne avevo ancora traccia nel fusto del capello. Insomma, una piccola tonalità di verde/blu ogni tanto faceva capolino dalla mia testa. Di nuovo, Alessandro non ha fatto un plissè. Addirittura in fondo ci fa fatto gioco, visto il colore finale scelto. Ma se voi decidete di provare questo trattamento, ricordate di raccontare vita, morte e miracoli dei vostri capelli, anche quello che vi pare inutile.
A questo punto è arrivato il Violet della linea Pure Colour a dare intensità e tonalizzare il mio Flamboyage (sì, fatemi fare la profescional ogni tanto). Un prodotto senza ammoniaca, anzi, dal profumo splendido. Anche stavolta, nemmeno un pico secondo di fastidio, bruciore etc.
Lo strepitoso colore finale- stavolta so benissimo da che lato pende la bilancia, non so se si nota, per cui devo dire grazie a Davines e al Salone Hair&Hair e alla maestria di Alessandro, è questo
Ma non fidatevi della foto- e non fatevi distrarre dal mio naso. L'effetto finale è semplicemente impossibile da catturare dalle mie limitate capacità fotografiche, come da collage qui sotto (in alto il prima e il dopo. In basso, tentativi vari di foto) .
Ho un colore camaleontico, che gioca con i riflessi della luce in mille modi diversi. Ci sono momenti in cui in fondo sembro uguale a prima, altre volte sono castana per poi ritrovarmi rossiccia o, ancora, violetta. Un gioco di riflessi e luci che non smette mai, presente ma discreto. Una di quelle cose che obbliga chi ti guarda a riguardarti almeno una seconda volta, e ancora non avrà capito bene. Il tutto senza sembrare nemmeno un pelino artefatta o finta. Semplicemente bellissimo.
Sono la "ragazza di fuoco", e non ho patito gli Hunger Games per diventarlo.
Anzi, non ho patito per niente. Perchè la cosa forse più bella, e interessante, è che anche dopo aver subito tutti questi trattamenti i miei capelli non sono per nulla sciupati. Anzi. Uscita dal parrucchiere non facevo altro che toccarmeli e ritoccarmeli perchè era come se fossero seta mista a velluto (e no, non mi ha messo alcun prodotto fissante alla fine, per lasciare il movimento libero). Vedremo la resa nel tempo, ma se tanto mi dà tanto...
La prova provata che un colore che protegge e illumina senza rovinare, naturale ma visibile, scuro ma luminoso esiste.
Si chiama Flamboyage e l'hanno inventata quei geni della Davines.
Disclaimer: Ringrazio l'azienda per questa opportunità. Nessuna condizione è stata posta e la recensione rispecchia il mio reale giudizio.