Si può iniziare da zero e diventare Maestro di arti marziali? Sì, perché ogni Maestro ha iniziato così, nessuno è nato con la cintura nera legata in vita e un diploma di insegnante.
Chi fa arti marziali e vuole insegnarle ha seguito un percorso, lungo, anzi doverosamente lungo! Che in questo post ti riassumo come una sorta di mini-guida.
Diventare Maestri con la M maiuscola significa secondo me essere in grado di avere le idee chiare sin dall’inizio. Quando si comprende la propria volontà e comincia ad agire sul serio. Quando si è pronti a mettersi in gioco e accettare critiche, fallimenti, nuove sfide, ricerche, esperimenti, si inizia il cammino di Maestro. Non si diventa tali dopo “tot” anni di anzianità o dopo un corso per l’abilitazione all’insegnamento.
Si diventa Maestro quando si viene considerati tali, in primis dalla propria coscienza. In questo articolo ho pensato a una mini-guida generica per diventare Maestri: dieci passi, gradualmente più lunghi… ma la strada non può essere breve, altrimenti che soddisfazione ci sarebbe?
#1 – Essere Maestri e non presunti tali
Sono convinto che molti non sono maestri ma credono di esserlo. Insegnare un’arte marziale, avere un diploma di istruttore non implica essere Maestri. Quando una persona prende questa strada deve essere consapevole dell’impegno, l’etica, la responsabilità che vanno assunte sin dal primo giorno di lezione. Anche se raramente diventa un vero e proprio lavoro, bisogna considerarsi dei professionisti.
Il vero Maestro è colui che crede nelle proprie potenzialità ma è anche colui che sa dare valore all’arte che insegna, onorandone i principi sia dentro sia fuori dal dojo, conduce una vita possibilmente d’esempio e sa riconoscere da solo un errore, una falla nella conoscenza e per questo s’impegna a colmarla senza mostrarsi superiore a tutto e a tutti.
#2 – Le basi delle arti marziali
Studiare, sperimentare, sbagliare, sudare. Le 4 S fondamentali che distinguono la persona che vuole seguire una disciplina perché lo appassiona, lo fa stare bene, lo fa sentire migliore. Ma questo richiede tempo, anni. È pretenzioso voler insegnare a 15 anni, perché non si è ancora maturi, si ha la testa altrove, non si hanno abbastanza esperienze di vita. Altresì è difficile insegnare dopo due anni che si frequenta un dojo.
Le basi teoriche e tecniche dell’arte marziale insegnata devono essere solide, altrimenti il castello del Maestro crollerà al primo soffio di vento, al primo dubbio espresso dall’allievo di turno.
#3 – L’importanza di una mente elastica
In questo terzo passo parlo di atteggiamento mentale. Un Maestro deve avere un costante e specifico atteggiamento nei confronti delle arti marziali: va conosciuta appieno quella che ha scelto di trasmettere, approfondendola e perfezionandola instancabilmente.
Altresì è importante conoscere e quantomeno sapere di cosa si sta parlando quando si fa un confronto aperto con altre discipline, soprattutto marziali. Nessuna critica offensiva o denigrazione di ciò che non si pratica o insegna, magari non la si conosce neppure. L’ideale sarebbe avvicinarsi tiepidamente alle altre arti marziali, con rispetto, per il puro piacere del confronto unito alla bellezza di trovare punti in comune con ciò che ci appassiona e ci fa stare veramente bene (uno dei motivi principali per cui si insegna).
#4 – Insegnare per uno scopo
Perché vuoi insegnare? Questa è la prima domanda che devi porti. Se vuoi diventare Maestro al puro scopo di trovare un lavoro o senza alcun obiettivo, la vedo veramente dura.
Se invece vuoi insegnare per amore dell’arte marziale che nel tempo hai apprezzato, perché ti ha fatto migliorare come persona (non solo come atleta), perché è quella giusta per te… allora potrai farcela, anche se sarà comunque dura. Però sarà appassionante, gratificante, coinvolgente e il Maestro crescerà dentro di te.
#5 – Accettare le proprie paure
Il Maestro, quello vero, è una persona come tante altre. Solo che a un certo punto della sua vita ha fatto una scelta: continuare a fare nonostante il timore di non farcela, di non essere all’altezza, di fallire, di essere criticato, di dire agli altri “questo non lo so”.
Il Maestro, quello vero, non resta nell’ombra, non fugge dalla paura di mettersi in gioco, la accetta e continua a insegnare, nonostante le possibili critiche, fallimenti. Accetta anche il “sapere di non sapere“.
Ti è piaciuta questa prima parte? TRA 7 GIORNI scoprirai la seconda e ultima puntata di questo mio “vademecum” per diventare Maestro di arti marziali.
Ti potrebbero interessare...
- Budo: chi conosce quello vero? (terza e ultima parte)
- Continuare sulla Via
- Karatedo (8): non praticare solo nel dojo
- Aikido: 10 buoni motivi per farlo (intro)
- Bio
- Ultimi Post
Stefano Bresciani
Presidente e Dir.Tecnico a Bushidokai ShinGiTai A.S.D. Nato e residente a Leno (BS) studio e pratico arti marziali dal 1994. Ho iniziato col Karate ma dopo aver insegnato per alcuni anni e ottenuto la cintura nera 3° dan ho dovuto abbandonare a causa di problemi fisici e non solo... Ho intrapreso la pratica dell'Aikido nel 2003 per stare meglio con il corpo e dopo aver superato l'esame di 2° dan ho avviato l'insegnamento nella Bushidokai ShinGiTai, associazione che ho fondato nel 2009 in qualità di Presidente. Dopo aver ricevuto il 1° livello Reiki nel 2005 ho iniziato a praticare Tai Chi, Iaido (ora cintura nera) e meditazione (Zen è la mia preferita), applicando con successo l'energia vitale in qualsiasi attività lavorativa (geometra è il mio impiego principale) e relazionale (sono felicemente sposato e padre di due splendide bimbe). Ho scritto il libro "105 modi per conoscere l'Oriente" e una trilogia di ebook sul benessere con la Bruno editore.Ultimi post di Stefano Bresciani (vedi tutti)
- Come diventare Maestro di arti marziali in 10 passi (1ª parte) - 15 novembre 2013
- Aikido per trovare il tuo equilibrio (10° motivo) - 12 novembre 2013
- Metsuke: un’esperienza diversa… da vedere! - 8 novembre 2013