Una volta riconosciuta che ci facciamo con la nostra rabbia??
La sfoghiamo? La reprimiamo? O cosa?
Il primo passo è quello di “metterci in sicurezza” ovvero di stare attenti a ciò che facciamo e anche a quello che diciamo perchépotremmo essere molto distruttivi. Talvolta potremmo arrivare a fare, osoltanto a dire, cose irrimediabili.
Quindi allontaniamoci, se possibile, dal contesto che l’ha generata, cambiamo anchefisicamente posizione.
Facciamo “quattro passi” -passeggiare ha un buon effetto calmante- queltanto che ci pemette di stare in un nuovo contesto lontano da persone e cose chepotremmo danneggiare – e danneggiarci di conseguenza- lo scopo non è quello diraggiungere la calma, ma solo di calmarci quel tantoda potere osservare la rabbia che è in noi senza esserne travolti. Quindi èinutile prenderci in giro: la rabbia rimane!
Fatto ciò può essere molto utile sfogare la nostra rabbiadirottandola su qualche cosa di altro. Ognuno ha i suoi metodi a “strumenti pratici” ne elenco qualcheduno, vediquello che fa più per te e in un contesto di rabbia puoi adottare quello che èil più consono a te e alla situazione.
A me piace urlare nel casco mentre sto in moto, o correre a piedi nellanatura lanciando pugni per aria. Può essere utile accompagnare questi gesti conun bel suono: le parolacce vanno benissimo!!! Basta chenon ci prendono per matti… J
Sfogarla in modo non distruttivo è utile proprio a depotenziarla.Purtroppo “calmarsi” semplicemente il più delle volte significa reprimerla e somatizzarla quindi farci del male a livello somatico (cioèdel corpo). Recentemente ho avuto un mal di pancia per tre giorni, (evidentementenon mi sono sfogato in modo efficace J).
Puoi osservare con attenzione come sta il tuo corpo mentre sei arrabbiato.È un potente esercizio di consapevolezza: basta un fare una rapida “scansione“del nostro corpo –è davvero difficile mantenere la consapevolezza da arrabbiati!
Se ti è capitato di riuscirci ti prego di aggiungere un commento al postraccontando la tua esperienza: potrebbe essere di aiuto a tutti!
Lo sfogo, meglio se portato fino in fondo, finisce in una liberazione espesso in un pianto liberatorio. I testi che trattano l’argomento concorrononel sostenere che dietrola rabbia c’è spesso un dolore. A parolesembra vero.
Il punto e vivere noi questa esperienza quando ci capita. Viverlasignifica proprio permetterci di sfogare la rabbia completamente sino allo sfinimento.E stare con ciò che potrebbe emergere una volta sfogata la rabbia.
Strumenti pratici: assicuriamoci di essere in un posto in cui non facciamo danni a nessunotantomeno a noi. Meglio in un luogo isolato. Ecco alcune cose molto efficaci, èutile accompagnare i gesti con dei suoni: strappare fogli di carta, magari dopoavere scritto il nome con qualche improperio di chi “ci ha fatto arrabbiare”. Prenderea pugni uno o più cuscini. Prendere a pugni ilmaterasso. Lanciare cuscini o oggetti morbidi sul divano. Strappare l’elencotelefonico (sempre più difficili da trovare). Mettere una musica forte ecantare a squarciagola. Correre fendendo l’aria con i pugni (tipo Rocky che siallena).
In generale l’attività sportiva produce endorfine che hanno un effettopositivo sull’umore –sono sostanze prodotte dal cervello che hanno la funzionedi non farci sentire i dolori e lo stress del movimento e di attivarci-. Quindioltre a permetterci di sfogarci dopo hanno anche degli “effetti collaterali”piacevoli.
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