“Come è misera la vita negli abusi di potere”

Da Loffio

Tra le cose più meschine che ti possono succedere in un tranquillo mattino qualunque, il motorino che non parte è una delle peggiori. Certo vivere in Africa e rendersi conto che per mangiare devi convertiti al cristianesimo o scoprire che tua figlia si fa le foto con i post it per mandarle a Repubblica son situazioni peggiori, ma nella scala dei grandi problemi del mondo occidentale (in cui 1 è “la ragazza che usa il tapis roulant di fronte a me non ha un bel culo” e 10 è “ho twittato qualcosa sulle proteste in nord africa e nessuno lo ha notato”) un motorino non funzionante è un discreto dito nel retto, soprattutto perché ti costringe a rivedere tutti i piani della giornata, e soprattutto perché avevi cambiato batteria solo un mese fa.

Dunque eccomi qua con uno stato d’animo a metà fra un Balrog del Signore degli Anelli e Godzilla a cui arriva una fattura con tutti i danni procurati a Tokio, che spingo il mio motorino dal meccanico. Imbocco una strada contromano e incrocio due vigili della municipale.

Ora io nonostante giudichi in maniera sprezzante le persone in base a molti fattori, ad esempio non mi siederei mai a tavola con chi apprezza le modifiche fatte da Lucas a Star Wars o salverei la vita di chi pensa che creare un gruppo/petizione su facebook per ridurre lo stipendio ai parlamentari sia una cosa seria, se c’è una cosa su cui cerco di non classificare le persone, quello è il lavoro.

Ma faccio volentieri un’eccezione nel caso di ausiliari del traffico, municipali e così via.

E a quanto pare non sbaglio perché uno dei due mi guarda, si ferma e mi fa:

“Scusi, lei lo sa che in teoria dovrei farle la multa?”

“Guardi non è cosa… sono di fretta perché devo andare a lavoro e questa è la strada più breve per arrivare dal meccanico… lasci fare”

“Ah beh se la mette così io potrei anche scrivere eh?”

Sospirone, metto il motorino sul cavalletto, ingoio un “Brutta testa di cazzo, ringrazia che non siamo in GTA o ti avevo già sfondato la mascella di calci” e rispondo:

“Ah scrive? Guardi che caso, sono un giornalista, scrivo anche io. Mi dice il suo nome, che questa storia la voglio raccontare?”

“Eh no ma che c’entra, era per dire, comunque sia più gentile con le persone”

“Ok, arrivederci”.

Non è vero che in Italia non esiste giustizia. È invece vero che non bisogna mai chiederla al giudice, bensì al deputato, al ministro, al giornalista, all’avvocato influente. La cosa si può trovare: l’indirizzo è sbagliato.

Giuseppe Prezzolini


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