Vi siete mai chiesti se il blog che state leggendo ha una pagina più vista delle altre?
Se non ve lo siete mai chiesti, fatelo ora.
Fatelo per questo blog.
La pagina «About», dite?… Acqua.
La prima pagina, che nei siti veri viene chiamata «home page»?… Acquetta.
Forse l’intervista ad Alain Caron, tanto per gradire?… Nemmeno per idea.
Signori, vi annuncio che la pagina in assoluto più vista di questo blog è la seguente: «Heineken Jammin’ Festival 2013: in arrivo la Winter Edition».
Non so se e quanto vi abbia scioccato questa rivelazione; a me, personalmente, non fa né caldo né freddo, ma solo perché sapevo già da tempo che questa pagina piace in maniera particolare al signor Google e ai suoi frequentatori.
Ve lo dimostro: provate a cercare su Google “Heineken Jammin’ Festival 2013″ (non dimenticare di fare il log out se avete un account Google: diversamente, il risultato potrebbe essere falsato); come vedete, l’articolo di cui sopra è al secondo posto subito dopo la pagina ufficiale del Jammin’ Festival.
Mica male.
Vi dirò di più: cercando “HJF 2013″ (acronimo della manifestazione), il solito articoletto ve lo ritrovate al primo posto, con un posizionamento migliore rispetto a quello del sito Heineken.
Cose da pazzi.
Mai, dico MAI mi sarei aspettata un risultato del genere.
Ricordo perfettamente come è nato quello scritto e il suo finto manifesto; è stata una cosa d’impulso: dopo aver visto una serie di video su YouTube nei quali un gruppetto suonava pezzi vari (cose di Amy Winehouse, Vinicio Capossela, James Brown, Après La Classe e altri), mi era venuta l’idea di materializzare quella miscela senza capo né coda inventando ad hoc un festival dove fosse possibile far convivere il sacro e il profano, il nero e il bianco (ma anche il rosso), il serio e il faceto.
Detto, fatto: articoletto scritto e pubblicato, con buona pace di tutti artisti scherzosamente coinvolti.
Pochi giorni dopo, e in maniera costante, le visite di chi cercava informazioni sull’Heineken Jammin’ Festival 2013 cominciarono ad aumentare, in una escalation di numeri che oggi, a poco meno di due mesi dalla data fatidica della farlocca Winter Edition (30 febbraio 2013), mi lascia tra il divertito e lo sconvolto.
Tralascio le chiavi di ricerca con cui si accede alla pagina in questione perché c’è veramente da mettersi le mani nei capelli, soprattutto se come me siete dei puristi della lingua scritta correttamente (italiana o inglese che sia).
Tralascio qualsiasi commento alle richieste di spiegazioni che ho ricevuto:
«Mi scusi, Scribacchina, ma Jimi Hendrix non era morto?…»
«Gentilissima, può dirmi in che via si trova il Palatenda a Valgoglio?»
«Perdoni, a me sembra che si pagasse, per l’Heineken Jammin’ Festival: perché dice che è gratis?»
Tralascio volentieri anche i commenti agli insulti rivolti al mio sense of humour, cose del tipo: «Vaff*******o a te e ai tuoi scherzi di m***a» e compagnia cantando.
Non tralascio invece l’ultimo, simpaticissimo effetto che l’articolo ha prodotto. Nella casella mail di questo blog, abitualmente vuota come il deserto del Gobi, stanno arrivando richieste di informazioni sulla possibilità di partecipare quale sponsor all’Heineken Jammin’ Festival Winter Edition – avevo avuto la malaugurata idea di scrivere che faccio parte del comitato organizzatore (capirete, di un festival inesistente…).
Mail serissime, giuro, con tanto di nome, cognome e proposta commerciale.
Non so come andrà a finire questa cosa dell’Heineken Jammin’ Festival Winter Edition. So solo che devo ringraziare quel gruppo (o cover band, che fa più international) per avermi dato l’ispirazione a scrivere quel delirio.
Ringraziare si fa per dire, considerato che si tratta di un surplus di visite da parte di gente che, una volta letto il pezzo, si sente presa per i fondelli.
Chissà perché, poi.
Forse c’è qualcosa che non va nel mio già citato sense of humour.
O forse, più semplicemente, i frequentatori abituali dell’Heineken Jammin’ Festival (quello vero) non hanno molto a che spartire con la Scribacchina di Numéro 091277.
Au revoir, soliti lettori.