De rerum natura di Tito Lucrezio Caro
Perciò a sua volta abbattuta sotto i piedi la religione
è calpestata, mentre la vittoria ci eguaglia al cielo.
In questo argomento temo ciò, che per caso
tu credi d'iniziarti ai principi di un'empia dottrina
e di entrare in una via scellerata. Poiché invece, più spesso,
fu proprio la religione a produrre scellerati delitti.
[...]
Tanto male poté suggerire la religione.
Ma anche tu forse un giorno, vinto dai terribili detti
dei vati, forse cercherai di staccarti da noi.
Davvero, infatti, quante favole sanno inventare,
tali da poter sconvolgere le norme della vita,
e turbare ogni tuo benessere con vani timori!
Giustamente, poiché se gli uomini vedessero la sicura fine
dei loro travagli, in qualche modo potrebbero
contrastare le superstizioni e insieme le minacce dei vati.
Ma ora non v'è nessun mezzo, nessuna facoltà di resistere,
poiché nella morte si devono temere eterne pene.
Gli uomini infatti ignorano quale sia la natura dell'animo,
se sia nata o al contrario s'insinui in coloro che nascono,
e perisca insieme con noi distrutta dalla morte,
oppure discenda a vedere le tenebre e le vaste paludi dell'Orco,
o per cenno divino trapassi in altri esseri animati,
come cantò il nostro Ennio che per primo dall'ameno Elicona
recò una ghirlanda di fronde perenni, tale
da brillare di splendida fama tra le genti italiche;
[...]
Perciò dobbiamo indagare accuratamente non solo la norma
delle cose celesti, qual forza determini i percorsi
del sole e della luna e governi ogni cosa in terra,
ma anche scrutare con ragione sagace di quale sostanza
consistano l'anima e la natura dell'animo, e quali immagini
ci appaiano quando siamo svegli ma infermi,
o sepolti nel sonno, atterrendo la nostra mente,
così che ci sembra di vedere e ascoltare, quasi davvero presenti,
coloro le cui ossa, in morte, ricopre la terra.
è calpestata, mentre la vittoria ci eguaglia al cielo.
In questo argomento temo ciò, che per caso
tu credi d'iniziarti ai principi di un'empia dottrina
e di entrare in una via scellerata. Poiché invece, più spesso,
fu proprio la religione a produrre scellerati delitti.
[...]
Tanto male poté suggerire la religione.
Ma anche tu forse un giorno, vinto dai terribili detti
dei vati, forse cercherai di staccarti da noi.
Davvero, infatti, quante favole sanno inventare,
tali da poter sconvolgere le norme della vita,
e turbare ogni tuo benessere con vani timori!
Giustamente, poiché se gli uomini vedessero la sicura fine
dei loro travagli, in qualche modo potrebbero
contrastare le superstizioni e insieme le minacce dei vati.
Ma ora non v'è nessun mezzo, nessuna facoltà di resistere,
poiché nella morte si devono temere eterne pene.
Gli uomini infatti ignorano quale sia la natura dell'animo,
se sia nata o al contrario s'insinui in coloro che nascono,
e perisca insieme con noi distrutta dalla morte,
oppure discenda a vedere le tenebre e le vaste paludi dell'Orco,
o per cenno divino trapassi in altri esseri animati,
come cantò il nostro Ennio che per primo dall'ameno Elicona
recò una ghirlanda di fronde perenni, tale
da brillare di splendida fama tra le genti italiche;
[...]
Perciò dobbiamo indagare accuratamente non solo la norma
delle cose celesti, qual forza determini i percorsi
del sole e della luna e governi ogni cosa in terra,
ma anche scrutare con ragione sagace di quale sostanza
consistano l'anima e la natura dell'animo, e quali immagini
ci appaiano quando siamo svegli ma infermi,
o sepolti nel sonno, atterrendo la nostra mente,
così che ci sembra di vedere e ascoltare, quasi davvero presenti,
coloro le cui ossa, in morte, ricopre la terra.