Nessuno sa dove vadano a finire le foglie portate dal vento e le storie che questo libro racconta restano come sospese in una sorta di conclusione a cui manca un punto fermo.
Si comincia con un prologo dalla funzione ancora dubbia: i personaggi non torneranno nel seguito; è un racconto che parte in medias res, fa retromarcia e prima che s’abbia modo di seguirne lo sviluppo, è già terminato.
Ecco allora iniziare un’altra storia di rilievo – dato lo spazio che occupa – parallelamente alla quale ne parte un’altra, la principale. C’è uno scambio continuo di situazioni e luoghi. Le storie sono incentrate sul rapimento di bambini da parte di uno dei due genitori che, spesso, decidono di rifarsi una vita all’estero e lo stesso intervento delle autorità diviene un percorso a ostacoli.
Ad aggirarli ci pensa l’avvocato Bartolomeo Noti, una figura il cui passato è lievemente accennato e il presente considerevolmente velato. Un personaggio enigmatico, che si lascia assorbire dai propri obiettivi, dimenticandosi quasi di vivere per sé. È al risultato che punta, ai mezzi – che siano legali o no – non pone attenzione. Anche Carlo Ligrotti dovrà ricorrere al suo aiuto per riportare a casa il piccolo Matteo, rapito dalla moglie Francesca.
La storia si trascina in risvolti fin troppo psicologici, con un che di fastidiosamente analitico. Se seguire più vicende in maniera simultanea dà dinamicità alla lettura, è il modo in cui si tessono le fila che non convince e lascia il lettore con un senso di indefinito, proprio come l’epilogo: inaspettato.
Susanna Maria de Candia
Emiliano Grisostolo, Come foglie portate dal vento, Ciesse edizioni, pp. 208, 16 euro.