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Come gli atleti possono diventare degli Sport Coach - Seconda Parte

Creato il 30 maggio 2011 da Ekis Sport Coaching @Ekis_srl

Atleta o Sport Coach?Ciao a tutti, come promesso nel primo articolo eccomi di nuovo a ragionare insieme a voi sulla necessità di introdurre concetti essenziali di Mental Training all'interno di un gruppo sportivo.

Tutti i giorni abbiamo a disposizione delle risorse immense che provengono dai nostri giocatori, perchè quindi non approfittarne utilizzandoli come degli Sport Coach?

Nella prima parte abbiamo analizzato come sia utile avere una struttura intermedia fra l'allenatore e la squadra, che abbiamo chiamato C.d.S. (Consiglio di Squadra). Abbiamo oltresi visto come  l'individuazione dei componenti debba essere fatta a seconda delle caratteristiche mentali degli atleti che abbiamo a disposizione, e quali vantaggi questa struttura porta all'interno della squadra.

Per fare questo ho incominciato a riportare quello che è accaduto in un “esperimento”, fatto nella stagione appena trascorsa, in una squadra di pallavolo che partecipa al campionato nazionale di B1/f.

In questo secondo articolo andremo ad analizzare quando  e dove è stato creato il C.d.S., come sono stati scelti il capitano e le altre due componenti, e come l'allenatore-coach abbia massimizzato le doti che ciascun membro aveva già in possesso.

Per comodità divideremo l'articolo in tre parti:

  • Quando e dove costituire il C.d.S.
  • Le modalità di scelta del capitano e degli altri due membri.
  • Come massimizzare le caratteristiche potenzianti dei componenti del C.d.S.

Quando e dove costituire il C.d.S.

La risposta più ovvia sarà: Prima che inizi la stagione!!

Esatto...ma quando di preciso? E dove?

Nell'esempio che stiamo analizzando il tutto è avvenuto in un luogo assolutamente diverso da un palazzetto o una qualsiasi altra struttura che potesse anche minimamente ricordarlo, in una primissima fase di conoscenza fra giocatori e allenatori, e aggiungendo delle piccole dosi di agenti stressanti per accelerare alcuni processi di interazione fra i componenti della squadra.

Tutto questo è stato fatto per non essere condizionati da una familiarità troppo consolitada, mettendo tutti quanti, allenatore-coach compreso, nella condizione di tirare fuori fin da subito alcune di quelle caratteristiche potenzianti che ci saranno utili durante la stagione.

La scelta del luogo è caduta su un rigugio in media montagna dove non vi era nessuna possibilità di fare sport, di comunicare con il resto del mondo ( a parte nelle ore previste per l'utilizzo del telefono), senza mezzi di comunicazione di massa, (televisione, radio, computer...ecc) e senza nessuna altra presenza al di fuori dei componenti della squadra, a parte il gestore del rifugio.

Questo luogo aveva il compito di  fare da camera di decompressione fra la vita “vacanziera” che le ragazze stavano lasciando e la ripresa del duro lavoro in palestra.

Oltre a mettere tutti a stretto contatto in modo da favorirne la conoscenza, doveva anche servire a far staccare il cervello dalla vita di tutti i giorni.

Trasportando i partecipanti in una sorta di mondo parallelo fatto di tranquillità e vita “sana”, l'allenatore-coach avrebbe avuto a disposizione “terreno mentale fertile” per seminare la propria filosofia sportiva.

Le modalità del soggiorno sono state semplicissime, ognuno ha avuto la possibilità di utilizzare  il tempo libero a disposizione come meglio ha creduto, anche semplicemente dormendo se ne avesse sentito il bisogno. Pochi appuntamenti hanno scandito le giornate, fra i quali: i pasti, le riunioni di squadra, oppure i colloqui singoli col Mister.

Tutto il resto è stato lasciato all'organizzazione naturale del gruppo, senza compiti o ruoli assegnati,  e senza nessun vincolo di collaborazione fra le atlete.

L'autoregolamentazione avrebbe gestito tutto quello che avesse riguardato la vita in comune, dalla preparazione dei pasti alle pulizie generali e dei servizi.

Le sole regole che sono state date, che avevano anche il compito di stressare un po' i componenti della squadra, sono le seguenti:

  • Nessun utilizzo del telefono tranne che dalle 19:00 alle 21:00.
  • Nessun utilizzo di Computer, iPod o simili.
  • Nessun consumo di caffè, dolciumi, alcolici e gomma da masticare.
  • Divieto di fumare e di utilizzare farmaci, che non fossero di primissima necessità.

Tutto questo senza che avvenisse nessun tipo di controllo ed eventuali punizioni.

Tutti sono stati liberi di poter trasgredire a loro piacimento.

Questo ha permesso di poter identificare i comportamenti attuati ad ogni restrizione o libertà.

Il tutto è avvenuto per la durata di soli tre giorni ma è stato sufficente per poter inquadrare chi avesse le caratteristiche per fare il  capitano, e chi possedesse quelle doti da Sport Coach che avremmo potuto utilizzare nel corso del campionato.

Alla fine di questi tre giorni il C.d.S. era stato formato, nel caso che stiamo analizzando, con l'elezione del capitano da parte della squadra, e degli altri due componenti da parte del capitano stesso.

Le modalità di scelta del capitano e degli altri due membri.

Chi sceglie il capitano?

Secondo me la cosa migliore è restringere il tutto a due casi:

1. L'allenatore sceglie il capitano.

2. La squadra ( possibilmente indotta) elegge il capitano.

Nel primo articolo abbiamo visto quali e quanti danni possono derivare da una scelta poco appropiata del capitano basandosi soltanto sull'anzianità e sul prestigio del singolo giocatore, quindi le modalità sopra elencate mi appaiono fra le migliori.

Sempre basandoci sul caso che stiamo commentando, è la seconda strada  quella che l'allenatore-coach ha deciso di percorrere.

L'elezione del capitano da parte dei giocatori è avvenuta nel terzo giorno di convivenza forzata, questo lasso di tempo ha permesso al nostro Mister di indirizzare il gruppo,tramite l'utilizzodi un linguaggio induttivo e fruttando al meglio i canali comunicativi più appropiati, verso la persona con le doti a lui più gradite e con cui avrebbe avuto più affinità.

Nel caso specifico la scelta della squadra e quella indotta dall'allenatore-coach hanno coinciso.

Per nominare le altre due componenti il C.d.S. è valso lo stesso criterio:

O scelti dal  mister, oppure  lasciare la possibilià al capitano di completare l'opera.

Ancora una volta viene seguita la seconda strada. (Se la scelta del capitano non fosse stata troppo gradita al nostro allenatore-coach, sarebbe stato meglio che fosse lui stesso a completare il C.d.S., in modo da riportare a suo favore la situazione.)

Anche in questo caso è andato tutto a gonfie vele, e la scelta del capitano ha di nuovo coinciso con quella del nostro Mister.

Appare evidente che quello che è stato comunicato alla squadra nei due giorni precedenti, sia nei colloqui singoli che durante le riunioni di gruppo, ha portato tutti i frutti sperati!!!

Come massimizzare le caratteristiche potenzianti dei componenti del C.d.S.

Formato il C.d.S.....il “meno” è fatto!! Adesso inizia il vero lavoro.

Innanzi tutto il nostro allenatore-coach dovrà fare in modo da creare un forte Rapport col capitano, e col tempo anche con le altre due. Una volta che questo sarà avvenuto l'obiettivo diventerà quello di individuare la caratteristica potenziante, di massima identificazione dell'atleta, fra quelle in loro possesso.

Sarà questa dote chiave a dover essere massimizzata e messa a disposizione di tutto il gruppo.

Nell'esempio specifico sono state identificate e potenziate le seguenti risorse innate:

  • Capitano  -   Autorevolezza e costanza.
  • Vice Cap  -  Pazienza e grande capacità di ascolto.
  • Vice Cap  -  Buon umore innato e sorriso disarmante.

Nella sacca di ogni atleta c'è un cappellino da Mental Coach.
Il Capitano è stato subito messo nella condizione di poter prendere decisioni importanti, ad esempio le è stata data la possibilità di interrompere l'allenamento in qualsiasi momento se avesse notato che l'impegno di una o più compagne fosse deficitario, oppure se l'atteggiamento non fosse utile al corretto svolgimento del lavoro programmato, e indire una riunione di squadra immediata. Anche senza la supervisione dell'allenatore.

Le è stato assegnato il compito di gestire la vita sportiva delle ragazze più giovani, delle quali era responsabile. Di organizzare i gruppi per la sala pesi e per gli interventi di routine dal fisioterapista o dal massaggiatore.

Uno dei due Vice Cap., quello dotato di grandissima pazienza, è stato caricato del compito di “confessore”, facendo bene attenzione a non snobbare nessuna problematica.

Ha imparato i concetti dell'ascolto attivo e ad utilizzare domande di qualità: Cosa...? Come..? Chi...? (un embrione di Metamodello), in modo da poter scavare più a fondo nelle problematiche e aiutare fin da subito le compagne.

L'altro Vice, ha imparato a sfruttare il suo naturale buon umore come grimaldello per scardinare le difese anche della compagna più “musona”, rimanendo sempre ben disposta e sorridente qualsiasi cosa accadesse. Ha imparato i concetti di “Fisiologia Potenziante” e ad indirizzare la sua attenzione e quella delle compagne sulle cose positive anche nelle occasioni meno favorevoli.

Tutto questo è stato possibile sia grazie a coaching singole che a piccoli lavori di gruppo col solo C.d.S......la disponibilità ha imparare a far fruttare al meglio queste loro doti, e a metterle a disposizione delle altre compagne è stata stupefacente.

Spero di avervi dato ancora tanti spunti di riflessione, e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate di tutto quello che vi ho relazionato così da poter migliorare sempre di più.

William Fiorani
Di William Fiorani


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