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Come gli struzzi: l’Italia e l’Europa di fronte alla crisi egiziana
Creato il 19 agosto 2013 da Giuseppe Lombardo @giuslomUn governo serio in un'Europa matura partirebbe da strategiche considerazioni. In tal ottica si dovrebbe prendere atto di un dato centrale: il ricorso facile alle armi attraversa, in questo delicato frangente storico, il mondo mussulmano. Come ha scritto Tahar Ben Jelloun su Repubblica, “In Siria un dittatore compiaciuto di sé massacra quotidianamente civili con il pretesto di combattere il terrorismo; ha distrutto Aleppo e i suoi monumenti patrimonio dell’umanità. La Libia è precipitata in un marasma tribale e religioso. La Tunisia è scossa da omicidi e attacchi violenti dei salafiti”. Non parliamo poi dell'Iraq e dell'Afghanistan, terre stuprate dalla presenza militare occidentale, una presenza ingombrante che in pubblico chiama i nemici "terroristi", salvo poi etichettarli come "insorti" nei documenti riservati.L'Egitto non fa eccezione: rappresenta semmai la tessera più importante di un mosaico frastagliato. Di fronte a questo scenario è fin troppo evidente constatare come il realismo americano non paghi e sia dettato, piuttosto, da interessi squisitamente interni. Juan Cole, professore dell’Università del Michigan, ha fatto presente come i sussidi militari concessi da Washington abbiano il vincolo di dover essere spesi, almeno in quota parte, per armi prodotte da imprese statunitensi. Olio per far girare i pistoni dell'economia, insomma. Il paese, inoltre, è una pedina troppo importante nel risiko mediorientale e la sua funzione moderatrice è indispensabile se si intende restare saldamente vicini alle esigenze di sicurezza avvertite da Tel Aviv.Con una simile scala di valori, il governo americano è "costretto" ad assistere impotentemente al massacro. Neppure un premio nobel per la pace riesce ad abbattere le mura di Gerico dell'imperialismo d'oltreoceano. Ma l'Europa che interessi ha? E soprattutto a cosa va incontro? E' lecito porre certe domande, tanto più se l'emergenza umanitaria si sposa col tentativo dichiarato da parte della leadership militare di distruggere la Fratellanza. Elementi, questi, che porteranno presto o tardi a fughe ed esodi di massa. L'Italia si troverà allora ad essere terra di frontiera. A quel punto cosa faremo? Staremo a guardare? Manderemo Salvini a discutere di protezione dei rifugiati? O rivendicheremo i legami familiari con lo zio del vecchio regime? Letta, forse, dovrebbe rispondere in Parlamento.
G.L.
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