COME GRANULI DI SOLE
uno spettacolo di Marco Alotto
Torino, giovedì 10 Aprile 2014, ore 20,00, Salone delle Arti, Via Cecchi 17, Torino.
“La più elevata e al tempo stesso l’UNICA vocazione del medico consiste nel restituire la salute alle persone malate, cioè nel guarire. L’ideale terapeutico consiste nel ristabilire lo stato di salute in modo rapido, dolce e durevole. Quando ci si occupa di un’arte, il cui scopo è salvare la vita, rifiutarsi di apprenderla è un delitto.” (Samuel Hahnemann)
Sono ormai più di trent’anni che mi curo con l’omeopatia e dunque sono sano come un pesce, oppure, forse, non sono mai stato malato?
In ogni caso l’incontro con l’omeopatia è stato una folgorazione, da quel giorno sono cambiato ed è cambiata la mia visione del mondo. Ho continuato in tutto questo tempo a fidarmi di quei granuli e ogni volta ho verificato l’efficacia del rimedio, constatando i cambiamenti sostanziali che avvenivano sulla mia persona e dentro di essa, quelle improvvise folate di energia che mi portavano più su, verso il sole…
Come granuli di sole racconta di quella folgorazione, di quei cambiamenti, di quelle guarigioni spesso improvvise, di quell’energia vitale.
Folgorato da una fede, ma non fede cieca, ad occhi aperti e giorno dopo giorno; è stato così che ho avuto prova della sua efficacia.
Lo spettacolo inizia con un brano de “Il malato immaginario” di Molière che ci ricorda la summa medica del seicento: salassi, empiastri vescicanti, emetici per tutti, senza distinzione tra malato e malattia.
Chi soffre, qualunque sia l’epoca in cui vive, sente la necessità di raccontare se stesso. Desidera il dialogo, desidera essere considerato, dal proprio medico, come singolarità.
Oggi si chiama rapporto medico-paziente.
Curare, ascoltando i silenzi di chi soffre, più che l’ovvietà del suono delle parole: ascoltare il non detto.
Poi la rivoluzione francese segna l’ingresso nel mondo moderno, si modificano i rapporti tra le persone nel nome della libertà.
E’ nella Lipsia dell’ottocento che Samuel Hahnemann conduce i primi esperimenti con i suoi allievi: prescrizione del rimedio in base alla Legge dei Simili, alla dose minima, non associato ad altre sostanze medicamentose.
E ancora la finzione scenica fa effettuare ad Hahnemann una “visita impossibile” nella quale, dialogando con Einstein, egli individua la componente Sulphur del grande scienziato.
Ci si sposta poi a Parigi, nella casa di Chopin, dove l’artista viene visitato e osservato dall’omeopata Jean Jaques Molin mentre, sulle note della Mazurka op. 33 n. 4, vengono enunciate le caratteristiche di Phosphorus-Chopin e la perfetta collimazione tra le note e il carattere del paziente: eccitazione, allegria, euforia o profonda depressione. Agitazione, iperattività od astenia. Emotività, estrema suscettibilità, irritabilità od indifferenza.
Solo un musicista può capire il potere dell’impercettibile.
L’omeopatia, al metodo diagnostico, sa aggiungere l’intuizione, che la rende medicina artistica.
L’individuo è visto come un’opera d’arte, come singolarità della Creazione.
Per finire, un emblematico “caso Phosphorus”.
Phosphorus è simile al sole: produce e brucia calore. Egli viene preso dall’angoscia quando vede riflessa e proiettata nel tramonto la scomparsa del suo “sole interiore”. Fetonte-Phosphorus, figlio del Sole, ci condurrà alla corte di Febo, luogo cosmico e metafisico dove si farà donare dal padre il carro infuocato e i cavalli alati, per rincorrere quel Sole tramontato.
”Non si dovrebbe intraprendere la cura di una parte senza tener conto del tutto. Non dovrebbe essere fatto alcun tentativo di curare il corpo disgiunto dall’anima, e, per ottenere la salute della mente e del corpo, è necessario cominciare curando la mente…perché questo è il grande errore del nostro tempo nella cura del corpo umano che i medici per primi fanno tenendo separata l’anima dal corpo.” (Platone)
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