Wake me up when september ends, cantavano i Green Day…e se devo essere onesta, ben volentieri mi risveglierei direttamente ad ottobre da questo insopportabile e insofferente torpore estivo, anche se settembre è finalmente alle porte e già mi sento meglio, già ritorno più me stessa, più attiva, più propositiva.
Credo di aver fatto presente già 5-600 volte che l’estate potrebbe anche non esistere, per me, tanto più che si può star certi che – nel migliore dei casi – a luglio (che un mese maledetto) ricoverano qualcuno. A luglio, quando squilla il telefono, la risposta standard è “chi è morto?”…Quest’anno abbiamo dato si da una parte che dall’altra, ma vabbe’, sono (siamo) ancora tutti vivi e per quelli che sono gli standard di questa famiglia è una gran cosa.
Ciò detto, settembre porrà fine ad una fase di stallo piuttosto lunga e pesante. Tra una decina di giorni dovrebbero essere pronti i referti degli accertamenti che ho fatto all’inizio di agosto e in base a quelli si deciderà se procedere con il piano A, il piano B o il piano C. In un mondo ideale potrei procedere col piano D, che è la sintesi del piano A e del piano C, ma questo non è un mondo ideale. Ah, ovviamente, a settembre si torna dall’ortopedico per togliere di mezzo l’osteofita. Se le analisi vanno bene, l’intervento è propedeutico per mettere in atto il piano A. Tutto chiaro, no?
Diciamo che mi aspettano alcune settimane di transizione, di aggiustamenti, in cui probabilmente dovrò correggere il tiro in corso d’opera ma almeno non sarà questa stasi forzata. Inoltre, la ragazza, a settembre andrà al nido tre volte a settimana, il che sarà un bene per lei e per me: per lei perché – nonostante esca ogni giorno da quando è nata e nonostante anche in casa sia molto stimolata, sento che ha il bisogno di qualcosa di diverso. Come se le iniziasse ad andar stretto questo stare sempre assieme. D’altra parte, io ho bisogno di stare un po’con me stessa e queste 15 ore a settimana mi saranno di grande aiuto, qualsiasi cosa io decida di fare nei mesi a venire. Non mi pesa fare la mamma a tempo pieno, sia chiaro, anzi. Lo sono da due anni e sono ancora molto sul pezzo, non mi sento particolarmente stanca, né lo sono mai stata nonostante tranne Alfa non è che nessuno si smazzi troppo per dare una mano. Ho sempre un asso nella manica e le bolle di sapone in borsa. E mi piace da matti. E’ la mia seconda infanzia. Forse mi piace anche troppo. E a volte questo mi preoccupa perché mi rendo che certi giorni la mia vita è un po’troppo monotematica. A volte sento come un morso nelle viscere. E quel morso me lo dà la scrittura repressa. Le letture che non riesco a portare avanti. I progetti lasciati a metà due anni fa…E comunque, questa soluzione del mandarla solo tre volte a settimana mi consente di avere, al di là del week-end, altri due giorni in cui portarla al parco ad arrampicarsi come una scimmia, visto che ha due anni e ha tutto il diritto di farlo e tutto il tempo del mondo davanti a se per stare chiusa in una scuola. Ok, non avrò avuto il vantaggio di poter scegliere se lavorare o meno, nel senso che mi è stato imposto lo stop, ma poter scegliere di stare con lei e al contempo lasciarci spazio è una gran fortuna.
E così ora sono in attesa di sapere che carte ho, perché al momento non ho carte giocare. Quando mi entreranno le carte, vedrò come giocare la partita. Intanto, qualcosa si sta già muovendo. Piccole cose, ma dopo la grande apatia estiva mi sembrano delle robe clamorose: trovare un posto organizzare la festa di compleanno a Claudia (che sia all’aperto perché il 24 settembre, di solito, si chiatta di caldo, ma che magari abbia un gazebo o una veranda dove far rifugiare i bambini in caso di pioggia) e poi organizzare quel che occorre per il nido…e poi devo pensare a cosa fare subito subito con queste 15 ore a settimana tutte per me. Chissà, magari farò quello che avrebbe fatto il Piccolo Principe con i suoi 53 minuti risparmiati: camminerò adagio adagio verso una fontana…