Oggi c'è più che mai bisogno nella nostra società di salute mentale: gli episodi di cronaca di violenza, di follia omicida e di incidenti che a scadenza quotidiana funestano la vita di tante persone stanno lì a ricordarcelo. Perciò, proprio perchè si tratta delle funzioni più nobili, vale la pena soffermarsi su quei fattori e quei meccanismi in esse implicati, ignorati per troppo tempo e ancora oggi poco compresi o considerati.
Perchè se la consapevolezza del rapporto fra ciò che mangiamo e la salute del corpo, almeno per ciò che concerne le malattie metaboliche più diffuse come sovrappeso, malattie cardiovascolari, diabete e tumori, si sta ormai (finalmente) generalizzando, e i cosiddetti salutisti (che sono poi semplicemente coloro che ne tengono conto concretamente nelle loro scelte quotidiane) non vengono più additati come maniaci ed eccentrici, l' idea che gli stessi fattori responsabili dei nostri mali fisici possano influenzare ugualmente la mente, le emozioni e il comportamento è ancora piuttosto aliena per la maggioranza delle persone, o almeno non se ne percepisce la reale portata.
A questo atteggiamento non fa eccezione la classe medica, tant'è che, mentre per le suddette patologie si danno indicazioni a scopo preventivo (sia pure vaghe e a volte discutibili), per i problemi mentali più gravi e diffusi non si fa niente di simile, nonostante, come dicevo la volta scorsa ("Scongiurare Alzheimer e degenerazione cerebrale è possibile e anche facile"), la ricerca fornisca già elementi degni di considerazione (un' ulteriore testimonianza ci viene dagli studi di Franco Berrino).
Si tratta evidentemente di una sorta di tabù culturale, figlio legittimo del ben noto dualismo cartesiano, che ha plasmato gli ultimi tre-quattro secoli della nostra civiltà con la sua netta dicotomia fra il mondo della "volgare" materia (res extensa, come la chiamava appunto Cartesio) e quello "nobile" e astratto del pensiero e dello spirito (res cogitans).
Sappiamo però che la teoria quantistica ha demolito tutti i postulati della scienza classica di tipo meccanicistico, dimostrando che non c'è separazione fra i vari aspetti della realtà, e lo stesso buonsenso unito ad un pò di intuizione ci suggerisce che corpo e mente sono un tutt' uno inscindibile.
Del resto chiunque sa per esperienza diretta o indiretta che alcolici, droghe e psicofarmaci alterano pesantemente la nostra sfera psichica, anche se in presenza di qualsiasi problema di tipo mentale, emotivo o comportamentale nessuno di solito va a pensare al cibo o alle bevande abitualmente assunti come possibile causa.
Un motivo è sicuramente il fatto che sostanze alcoliche e stupefacenti hanno come bersaglio diretto proprio il sistema nervoso e il loro effetto è molto più immediato e tangibile, mentre il cibo agisce a livello generale e in modo molto più lento e subdolo, con un effetto finale che risente dell' interazione di vari fattori. Non c'è dubbio però che qualsiasi sostanza entri a far parte del nostro ambiente interno finisce in qualche modo e in qualche misura con l' influire tanto sul corpo quanto sulla mente. E ciò che si consuma regolarmente per anni può avere conseguenze più gravi di una sbornia occasionale.
Quanto il concetto di unità del nostro essere sia poco compreso perfino dai medici lo conferma del resto il fatto che il rapporto mente/corpo è interpretato sempre a senso unico, e a testimoniarlo è l' espressione "psicosomatico", oggi divenuta molto di moda, con cui s' intende un disturbo a carico di un organo che ha origine in un turbamento, un' alterazione a livello psichico, mentre il caso opposto non è contemplato. Pur riconoscendo indubbiamente l' enorme potere della mente sul corpo, di solito non si tiene conto però che il modo di interagire del sistema nervoso con l' ambiente, il tipo di risposta ai vari stimoli, sono condizionati dal substrato biologico: chi ha un fegato congestionato e irritato, per fare un esempio, avrà sempre una tendenza a reazioni colleriche, all' intemperanza e all' aggressività, per quanti sforzi faccia per correggere tale tendenza mediante psicoterapia o esercizi yoga rilassanti.
Un altro motivo di questa miopia generalizzata è che le poche informazioni oggi disponibili su come il cibo influenza la mente non arrivano al grande pubblico (almeno per quanto riguarda gli organi ufficiali d' informazione), e non di rado neppure gli stessi medici ne sono al corrente.
Per fortuna però da diversi anni a questa parte stiamo assistendo ad un cambiamento radicale nel mondo dell' informazione grazie ad internet e a case editrici "alternative", come il gruppo Macro, che pubblica libri come "Cibo per la mente".
Scritto dal dr. Saul Miller, psicologo, ricercatore e docente e da sua moglie Jo Ann Miller, psicologa sociale, si tratta di un lavoro unico non solo per essere stato il primo (fine anni '80) ad affrontare un argomento simile, ma soprattutto per averlo fatto da una nuova prospettiva che, pur senza trascurare gli aspetti scientifici e le conoscenze più aggiornate in materia di nutrizione e neurofisiologia, si spinge oltre l' ambito della biochimica, degli additivi chimici potenzialmente dannosi presenti nei cibi e del computo delle calorie per abbracciare concetti nuovi per la scienza come il principio yin-yang e la concezione energetica degli alimenti.
Si tratta di un passo avanti cruciale che ci consente di capire meglio e più facilmente certe correlazioni tra cibo e comportamento su cui evidentemente è decisamente il caso di soffermarsi. Cosa che mi riprometto di fare la prossima volta.
Michele Nardella
Saul Miller, Jo Anne Miller
Cibo per la Mente - Libro
Macro Edizioni