Come il vento: una grande Valeria Golino

Creato il 28 novembre 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

di Maurizio Ermisino

Non è un paese per donne, l’Italia. O almeno, non è un paese in cui le donne possano esprimersi in un mondo e in un lavoro considerati “da maschi”, senza pagarne a caro prezzo le conseguenze. È stato così per Armida Miserere, la cui triste (e vera) storia è al centro di Come il vento, il nuovo film di Marco Simon Puccioni.

Armida Miserere (interpretata da una grande Valeria Golino) è stata una delle prime donne a dirigere un carcere in Italia, negli anni della Legge Gozzini, che affermava la prevalenza della funzione rieducativa della pena. Un’idea in cui Armida credeva, così come il suo compagno, l’educatore Umberto Mormile (Filippo Timi), che con passione cercava il recupero dei detenuti anche attraverso la cultura e il teatro. Il loro è stata un amore fatto di passione ma anche di una comunione di intenti e una condivisione di ideali.

Qualcosa che viene spezzato una mattina del 1990, quando Umberto saluta Armida ed esce di casa. Dice che prenderà il cibo per il cane e, guardandola da fuori di una finestra, le manda un bacio. Sembra una mattina qualunque, ma sarà l’ultima in cui Armida vedrà Umberto, assassinato per non essersi fatto corrompere dalla ‘Ndrangheta. È in quel momento che la vita, già non facile, di Armida, comincia a spezzarsi. E per questo Puccioni ci ripropone ossessivamente il momento di quel saluto, per farci capire come la svolta nella tragica vita di Armida sia arrivata in quel momento, come quella presenza che si è trasformata di colpo in assenza l’abbia accompagnata durante tutta la vita.

Come il vento vive sul contrasto tra il lavoro e la vita privata di Armida. Un lavoro che tende ad indurire, e che Armida fa con passione, senso del dovere, grandi capacità, ottenendo tutto il rispetto possibile dai propri colleghi, tutti uomini. Ma che non cambia mai l’Armida donna, che ha i bisogni e i desideri di ogni altra donna: l’amore, i figli, il calore umano. Ma, in quel mondo di uomini e criminali, in quella guerra permanente che diventa la vita di chi fa questo lavoro, non è facile. L’impossibilità di essere donna e madre fino in fondo, le troppe sofferenze, la mancanza di un vero amore, com’era stato Umberto, e l’impossibilità di fare veramente luce sul suo assassinio: tutte queste cose sono state un peso troppo grande per Armida.

Marco Simon Puccioni firma un film solido e diretto, che vive sul volto di Valeria Golino, inquadrata spesso in primo piano, quasi volesse scrutare quel mistero, quel fuoco soffocato che vive dentro Armida. Come nel suo precedente Riparo, Puccioni ci parla ancora di identità: lì le protagoniste erano due donne omosessuali, qui una donna costretta a fare spesso l’uomo, ma alla ricerca disperata di uno spazio in cui essere donna. Uno spazio che troppo spesso le è stato negato.

Di Maurizio Ermisino per Oggialcinema.net

Trailer ufficiale:

http://www.youtube.com/watch?v=BBgsYujzweY


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