Arriva silenzioso, in punta dei piedi, salutando con un cenno. Si appoggia comodamente sull’orto come tante gocce di rugiada, come una soffice nebbia. Una volta nell’orto comincia un lungo discorso con tutte le colture presenti. Parla sottovoce, con lunghe pause di silenzio. Parla anche con lo sguardo, con un sorriso paterno verso tutte quelle colture – pomodoro, melanzane, zucchine, etc. – che hanno terminato di dare frutti, e torneranno nella terra.
Questa è la mia visione, che riguarda la prima parte dell’autunno. Poi c’è un autunno di colori, di cui parlerò in qualche successivo post.
Nell’antichità – raffigurazioni pompeiane e romane – l’Autunno viene raffigurato con grappoli d’uva e foglie di vite. Nel Rinascimento l’Autunno viene impersonato da Bacco. Nel Settecento, nel genere pittorico delle fêtes galantes, la scena autunnale è interpretata da giovani innamorati che si rifocillano dopo la vendemmia.
Io invece ho scelto come immagine del (mio) autunno, una farfalla cavolaia, forse infreddolita o comunque anche lei consapevole del cambiamento verso un clima più freddo, che si è appoggiata su una foglia di cetriolo – che nel mio orto ancora sta dando qualche sporadico frutto.
Come scrivevo più sopra, è un autunno ancora dai pochi colori, ma – ripeto e spero – avrò occasione di soffermarmi anche sui magnifici colori di questa “stagione di mezzo”.
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