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COME LA FINZIONE POSSA ESSERE PRESA PER REALTÀ - Quando la narrazione creativa viene scambiata per la puntuale descrizione dei fatti

Creato il 30 settembre 2011 da Ciro_pastore
COME LA FINZIONE POSSA ESSERE PRESA PER REALTÀ - Quando la narrazione creativa viene scambiata per la puntuale descrizione dei fattiChi di voi fosse fra i miei accaniti lettori, avrà capito che nel mio descrivere la società che ci circonda uso quasi tutto il catalogo degli strumenti retorici. Iperboli, paradossi, metafore, allegorie, allusioni, analogie, abbondano copiose nei miei umili scritti. Fondamentalmente, però, faccio ampio uso (a volte abuso) di ironia e sarcasmo, farciti da una dose massiccia di caustica fantasia.
Mi giunge notizia che, invece, alcune delle mie esternazioni possono essere state interpretate da qualche malpensante lettore come la descrizione di fatti realmente accaduti, inerenti persone realmente esistenti. Come un tale clamoroso fraintendimento possa aver avuto origine, è fatto per me davvero inspiegabile. I miei più attenti lettori (pochi per la verità) avranno sicuramente compreso che, quando descrivo avvenimenti e circostanze, essi sono solo il frutto della mia fervida e, forse, poco creativa fantasia. A pochi deve essere sfuggito, cioè, che i fatterelli di cui narro sono solo il fantasioso pretesto per descrivere dinamiche di ordine generale, utile strumento per alleggerire disamine che, altrimenti, si rivelerebbero noiose e cattedratiche.Il taglio goliardico con cui tento di trattare temi di scottante attualità è frutto della mia notoria misoginia (ampiamente dichiarata fin dal titolo stesso di uno dei blog personali). Tale approccio è così smaccatamente evidente che mi pareva superfluo annotare in calce alle mie disamine che si trattava di pura opera di fantasia e che ogni riferimento a fatti e persone realmente esistite era da considerarsi casuale. Forse ingenuamente, ho contato sulla totale inverosimibilità dei fatti narrati e, mai e poi mai, avrei potuto immaginare che potevano essere considerati come puntuale descrizione di eventi realmente verificatisi.
D’altronde, vi pare mai possibile che esistano persone che possono aver compiuto realmente le nefandezze che sarcasticamente descrivo nei miei commenti? Può davvero esistere qualcuno che possa sentirsi fedelmente descritto dallefantacronache che ricorrono con frequenza nei miei corrivi articoli che, altro non devono essere considerati, che semplicesatira di costume?
È del tutto evidente, infatti, che Signorina Silvani, e relativo silvanismo, possono solo essere la fantasiosa, e talvolta stralunata, base di appoggio da cui partire per avventurarmi nella disamina di vizi e cattive abitudini dilaganti nella nostra società, ma che non hanno assolutamente nessun ancoraggio a vite realmente vissute, il tutto servendomi di uno stile volutamente paradossale.È tale l’incredibile vacuità ed amoralità dei personaggi di fantasia che descrivo che è davvero impensabile che siano mai potuti realmente esistere. Nessuno può, infatti, essere nella propria vita reale nemmeno lontanamente paragonabile alle mostruose descrizioni che ne faccio. La mia debordante creatività ha prodotto soltanto dei personaggi che sono così palesemente esagerati, nei loro poco encomiabili comportamenti, che non possono risultare credibili e, in ogni caso, occorre avere una fantasia davvero deviata (perfino peggiore della mia) per poterli collegare in qualche modo a chicchessia.
Credo, insomma, che la strabordante fantasia, che anima i miei pezzi di costume, possa sicuramente non raccogliere il consenso diffuso e che per questo, quindi, possa essere ampiamente e, forse, giustamente criticabile. Ma spero che nessuno possa essere così stolto da individuare nei miei spericolati personaggi un riferimento, se non indiretto e vago, a persone e fatti specifici.
La storia della letteratura è, purtroppo, piena di episodi in cui qualcuno, egli sì maliziosamente, vuole leggere cose che non sono nell’intenzione dell’autore. Ma, purtroppo, ogni nostro atto comunicativo corre il rischio di essere frainteso, e non per questo possiamo esimerci dal continuare a comunicare. Spero, pertanto, che questo mio chiarimento venga inteso come l’atto finale di una inspiegabile serie di scorrette e maliziose interpretazioni del significato letterale di quanto finora da me scritto. Spesso, il male non è nelle cose in sé,ma negli occhi di chi guarda.
Ciro Pastore

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