Si può fare una recensione ad un libro di 450 pagine, avendone lette 50? credo di si, secondo me non c’è limite al parere, al punto di vista, ecco perché posso dire che le primissime pagine sono illeggibili, incomprensibili, ma questo può anche andarmi bene, ad esempio in L’amore ai tempi del colera le prime quaranta pagine sono di delirio astruso e bizantino ma poi scatta la magia. In “Come la madonna arrivò sulla luna” del tedesco Bauerdick invece, non scatta nessun incantesimo anche se poi prende forma e la prosa si fa più semplice, ma c’è qualcosa che non va, non mi cattura, non mi fa venire voglia di proseguire perché è troppo impostato, un libro costruito in cui ci si visualizza lo scrittore che si siede vicino al camino, nel suo rifugio isolato nel nulla, e inizia a scrivere con l’intenzione di raccontare una storia epica, sorprendente, che allargherà i cuori della gente intingendo la piuma nel calamaio e mettendosi spesso il dito sul labbro con lo sguardo verso un punto indefinito del soffitto e con un bel cappellino da tirolese in testa (maledetti luoghi comuni sui tedeschi di cui non riesco a liberarmi, visto che in realtà Baurdick è un reporter si tedesco, ma serio e affermato) e pochi giorni dopo una mia amica mi dice che lo ha comprato ed è esaltata dalla lettura ma quando l’ho incontrata ieri mi ha confessato che lo ha mollato che si è stancata …
Leggo che Genna lo esalta per la sua epicità, per questa commistione di generi, di trama ad orologeria confermandomi quindi che difficilmente potrà piacermi anche continuando la lettura perché io preferisco la prosa spontanea, vera, non il romanzo costruito, ragionato, che odora di bestseller (inizio a provare un’attrazione perversa addirittura verso il romanzo incompiuto, perché mi apre la mente a tutti i possibili finali senza impormene uno che spesso delude. Il finale, il finale, il finale! il grande problema di ogni romanziere quando in realtà così non dovrebbe essere visto che niente ha un finale nella realtà solo i film e i libri hanno il finale, perché?
Questo libro, best seller in Germania, presentato come “the next big thing” dalla Feltrinelli vedo ora non è in classifica in Italia, nemmeno tra i primi 100 libri e questo mi fa riflettere sul fatto che la Germania e l’Italia forse hanno gusti letterari ben diversi e che non basta una imponente campagna pubblicitaria per creare un successo. Meglio così.
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