Come leggere un racconto – Lezione Nove

Da Marcofre

I nostri figli mantenevano le distanze.

Our kids kept their distance.

Un racconto illustra una frattura, o mette in scena un evento di fronte al quale i protagonisti sono chiamati a reagire in qualche modo. Questo dovrebbe essere sufficientemente chiaro, non vale nemmeno la pena spenderci troppe parole.

Non è detto che sia sempre così; come ho scritto in passato, in narrativa le regole non ci sono. Quelle grammaticali e di sintassi sì, ma questo è un altro discorso che non ho intenzione di affrontare ora.

Carver ne “La casa di Chef” (che stiamo leggendo), sta preparando l’evento che creerà nella vita dei due personaggi la frattura.
Ci ha illustrato, per voce di Edna, la moglie di Wes, cosa accade nel momento in cui la storia prende avvio.
Cosa è successo prima: al loro matrimonio, e come nonostante tutto lei abbia accettato di andare a vivere con l’ex marito. Per riprovarci.

Tutto o quasi sembra filare per il verso giusto. Non è così ovviamente. La letteratura deve parlare di storie brutte, sporche e cattive; non completamente brutte, sporche e cattive, d’accordo. Però spesso sono così.

Se uno cerca sollievo e svago credo che Carver, e in generale i grandi Autori, non facciano per lui. Hanno sempre la tendenza a dire cose che le persone non vogliono nemmeno sentire.
Torniamo al racconto “La casa di Chef”.

Come ho scritto in precedenza, stiamo arrivando al punto di frattura.
Non esiste IL modo di raccontare le storie, ma diversi, in base a quello che si ha tra le mani. Carver però prepara il terreno.

I paragrafi precedenti ci mostravano la coppia che sembra camminare nella direzione giusta. Senza sprecare parole, senza asfissiare il lettore con descrizioni o minuzie. Adesso, una pausa prima di presentare l’evento cardine. La temperatura emotiva si è alzata; proviamo simpatia per questi due esseri. Non sono niente di eccezionale, non combineranno mai nulla di straordinario nella loro vita. Sono così simili a noi!

Anche questo è talento: far appassionare il lettore a due tipi niente di speciale. È facile innamorarsi della spia che salva il mondo; del maghetto sfortunato con sulle spalle il destino dell’umanità. Ma chi vorrebbe tifare per dei beoni?

Wes ed Edna hanno due figli (ricordo che è sempre Edna che racconta). Entrambi vivono lontano e non prestano molta attenzione a quello che combinano i loro genitori. Anche qui, non è necessario scendere nei dettagli giusto?

I figli appena hanno potuto si sono allontanati da casa. Non ne volevano più sapere di sbronze e liti. Niente è spiegato, ci si limita a descrivere quello che fanno. Il maschio è nello stato di Washington per la fienagione, poi si sposterà da qualche altra parte a raccogliere le mele. Mette da parte un po’ di soldi, ha una ragazza.

La femmina ha la sua vita, vive in una fattoria da qualche parte nell’Oregon.

Io scrivevo lettere e le firmavo: “Con sempre tanto affetto”.

I wrote letters and signed them, “Love always.”

Anche qui: il vuoto. Si percepisce il vuoto? Io lo sento, credo persino di “toccarlo”, e non si tratta di un’illusione. La madre si rende conto di aver creato assieme al marito dei danni. Un vuoto appunto. Ne è consapevole. C’è del pudore nella sua descrizione a proposito del rapporto coi figli.

Qui forse ritorna per un attimo la biografia dell’autore, la sua esperienza. Chi beve sa di procura una lacerazione terribile nella famiglia. E si perde quasi il diritto di pronunciare certe parole come “Amore”. Le parole si caricano di un pudore estremo, soprattutto quando è necessario ricordare cosa si è lasciato alle proprie spalle. Dei figli che se ne sono andati.

Quello che a prima vista appare una frase buttata lì, si svela essere un elemento piccolo e potente. Ecco perché è bene rileggere. A una prima occhiata non si intravede altro che parole e parole. A uno sguardo più approfondito, ecco emergere la cura per le parole, per ogni parola.

Non l’abbondanza, ma l’efficacia della scrittura rende la pagina robusta.


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