di Daniele Capezzone, FI. Ancora oggi ricordiamo che il primo intervento del Governo Renzi è stato quello di aumentare le tasse sugli immobili compresa la prima casa, quella che noi consideriamo sacra in quanto frutto di anni di sacrifici di milioni di italiani. La strada scelta da Renzi, che trasla le colpe al Governo Letta, è stata quella di prevedere che i Comuni potranno aumentare ulteriormente l’aliquota sulla tassazione immobiliare fino ad un massimo dello 0.8 per mille per un gettito addizionale di circa 1.4 miliardi di euro. In sostanza, le detrazioni Tasi sull’abitazione principale verranno finanziate con un aggravio della tassazione sullo stesso bene oggetto delle detrazioni o, comunque, su tutti gli altri immobili. Si sostiene che i Sindaci dovranno vincolare questi aumenti all’adozione di detrazioni per le famiglie e/o per le abitazioni più popolari. Ad oggi, tuttavia, nessuno sa chi (e con quale strumento) controllerà le oltre 8.000 amministrazioni locali; in sostanza, chi controllerà che ogni singolo centesimo di questo fiume di denaro prelevato dalle tasche dei cittadini vada a finanziare gli sconti senza essere utilizzato per incrementare la già ingente spesa degli enti? Ovvio che, nonostante le possibili smentite del caso, nessuno sarà in grado di effettuare un tale controllo capillare. Nel 2014, quindi, ritorna in toto l’Imu sulla prima casa con un gettito che supera i 4 miliardi di euro e nel 2015 la situazione peggiorerà di molto visto che l’aliquota sulla prima abitazione potrà salire fino al 6 per mille con un gettito quasi triplo rispetto alla vecchia Imu di Monti sulle prime case, gettito che supererà i 10 miliardi di euro. Siamo quindi al terzo aumento della tassazione immobiliare dovuto a tre diversi Governi (Monti, Letta e Renzi) nella troppo scontata logica di utilizzare gli immobili come bancomat per lo Stato e per gli enti locali. A ciò si aggiunga che secondo i calcoli della CGIA con la Tasi le imprese italiane subiranno nel 2014 una stangata di almeno 1 miliardo di euro inoltre, con aliquota base all’uno per mille, solo sui capannoni è previsto un aumento di quasi 650 milioni di euro. Come dire, cambiano i Governi, cambiano i nomi, restano i tassatori. Difficile tagliare spesa e sprechi che si annidano nei bilanci statali e degli enti locali, più facile tassare i cittadini.
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di Daniele Capezzone, FI. Ancora oggi ricordiamo che il primo intervento del Governo Renzi è stato quello di aumentare le tasse sugli immobili compresa la prima casa, quella che noi consideriamo sacra in quanto frutto di anni di sacrifici di milioni di italiani. La strada scelta da Renzi, che trasla le colpe al Governo Letta, è stata quella di prevedere che i Comuni potranno aumentare ulteriormente l’aliquota sulla tassazione immobiliare fino ad un massimo dello 0.8 per mille per un gettito addizionale di circa 1.4 miliardi di euro. In sostanza, le detrazioni Tasi sull’abitazione principale verranno finanziate con un aggravio della tassazione sullo stesso bene oggetto delle detrazioni o, comunque, su tutti gli altri immobili. Si sostiene che i Sindaci dovranno vincolare questi aumenti all’adozione di detrazioni per le famiglie e/o per le abitazioni più popolari. Ad oggi, tuttavia, nessuno sa chi (e con quale strumento) controllerà le oltre 8.000 amministrazioni locali; in sostanza, chi controllerà che ogni singolo centesimo di questo fiume di denaro prelevato dalle tasche dei cittadini vada a finanziare gli sconti senza essere utilizzato per incrementare la già ingente spesa degli enti? Ovvio che, nonostante le possibili smentite del caso, nessuno sarà in grado di effettuare un tale controllo capillare. Nel 2014, quindi, ritorna in toto l’Imu sulla prima casa con un gettito che supera i 4 miliardi di euro e nel 2015 la situazione peggiorerà di molto visto che l’aliquota sulla prima abitazione potrà salire fino al 6 per mille con un gettito quasi triplo rispetto alla vecchia Imu di Monti sulle prime case, gettito che supererà i 10 miliardi di euro. Siamo quindi al terzo aumento della tassazione immobiliare dovuto a tre diversi Governi (Monti, Letta e Renzi) nella troppo scontata logica di utilizzare gli immobili come bancomat per lo Stato e per gli enti locali. A ciò si aggiunga che secondo i calcoli della CGIA con la Tasi le imprese italiane subiranno nel 2014 una stangata di almeno 1 miliardo di euro inoltre, con aliquota base all’uno per mille, solo sui capannoni è previsto un aumento di quasi 650 milioni di euro. Come dire, cambiano i Governi, cambiano i nomi, restano i tassatori. Difficile tagliare spesa e sprechi che si annidano nei bilanci statali e degli enti locali, più facile tassare i cittadini.
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