Il pasticcere fa i dolci, il giudice i processi, l’ingegnere i ponti. E il ricercatore universitario? Scrive articoli scientifici da pubblicare su riviste specializzate. Quindi, dopo mesi di lavoro, ogni ricercatore si troverà davanti al monitor del suo computer a rispondere con un click alla seguente frase: “sei sicuro di voler spedire definitivamente questo articolo?” Prima di fare questo, tutti i ricercatori sono uguali. Non importa se la ricerca risolva uno dei misteri dell’universo o riguardi un insetto tropicale noto solo a pochi specialisti. In quel momento, ogni ricercatore rivedrà tutta la strada percorsa fin lì: le dure giornate in laboratorio, quell’intuizione giunta di notte, le settimane di scrittura; penserà al percorso dell’articolo dopo quel click: l’editor della rivista, gli esperti che esamineranno l’articolo, infine il giudizio. Un po’ di ambizione e la consapevolezza di poter dare un contributo, seppur piccolo, alla costruzione del sapere dell’uomo, faranno premere quel tasto. ….click…..e che sia quel che sia!
Nessuno di noi può sapere cosa stesse pensando il ricercatore francese Gilles-Eric Séralini nel suo studio presso l’Istituto di Biologia dell’Università di Caen quell’undici aprile del 2012 prima di fare il suo click. Sappiamo invece cosa è successo dopo. L’articolo in questione1, pubblicato sulla rivista Food and Chemical Toxicology nel settembre 2012, sostiene che il mais geneticamente modificato NK603 e l’erbicida Roundupup della Monsanto al quale questo mais è resistente, sono tossici e provocano una maggiore incidenza di tumori e di altre patologie nei ratti alimentati con tale mais. Lo studio ha avuto un’enorme risonanza mediatica e ha alimentato il dibattito sugli OGM sia dentro che fuori il mondo accademico2. In poche ore la notizia ha fatto oltre un milione e mezzo di apparizioni in blog e tweet. L’EFSA (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare), che aveva approvato il consumo del mais GM NK603 per uso animale ed umano, ha criticato il lavoro di Sèralini sotto l’aspetto etico e metodologico e ha affermato che non è necessaria alcuna revisione dell’autorizzazione concessa3. Altrettanto negativo è stato il giudizio di scienziati di tutto il mondo, così come di prestigiose Accademie delle Scienze. La Federazione Europea di Biotecnologie ha chiesto il ritiro della pubblicazione. Parimenti alle critiche, non sono mancate le difese dello studio da parte di decine di ricercatori. Il marzo scorso, quale ultimo sviluppo della vicenda, Sèralini e coautori hanno pubblicato la risposta alle diverse critiche ricevute4.
Il caso Séralini è solo l’ultima e la più eclatante controversia in tema di OGM presente nella letteratura scientifica. Fuori dal mondo accademico le opinioni sugli OGM sono altrettanto contrastanti. Nel futuro prossimo sarà sempre più decisiva la presa di posizione di ciascuno di noi su questo tema, ma come scegliere in tale diversità di posizioni?
Cercando un approccio diverso per affrontare il tema degli OGM e offrire una via d’uscita da questa empasse, nel saggio “Il Bruco dalle Uova d’Oro”, edito da Stampa Alternativa-Nuovi Equilibri e in libreria dal 20 marzo 2013, ho spostato l’attenzione dagli OGM ai “soggetti” che li propongono: le industrie dell’agrochimica. L’obiettivo è rispondere alla domanda: “E’ possibile fidarsi delle multinazionali che propongono gli OGM?“ Queste industrie circa 60 anni fa offrirono un’altra soluzione ai problemi della sicurezza alimentare, soluzione che le ha rese grandi: i pesticidi. A fronte dei primi successi la lotta chimica è stata un fallimento. Era prevedibile? Vi erano vie alternative di lotta? Che rapporto c’è tra pesticidi e OGM?
Il parallelismo tra pesticidi e OGM è adatto allo scopo, perché i pesticidi sono stati nel XX secolo l’analogo di quello che sono gli OGM oggi e perché dalla loro nascita e diffusione è passato un tempo sufficiente per poter trarre delle conclusioni fondate su migliaia di studi e testimonianze. I pesticidi sono inoltre una componente fondamentale dell’agricoltura convenzionale, tanto che sul territorio dell’Unione Europea vengono immesse circa 200.000 tonnellate di pesticidi all’anno e centinaia sono i composti agrochimici presenti come residui sui cibi.
Nel saggio, ho attraversato oltre un secolo di storia dagli inizi del 1900 ad oggi, ripercorrendo gli eventi che portarono alla nascita dei pesticidi, analizzando gli effetti economici, sociali ed ambientali di oltre sessant’anni di lotta chimica in agricoltura. In quello che accadde sono racchiusi gli elementi che ci aiuteranno a costruire la nostra idea su chi vuole gestire il nostro futuro e a scegliere una posizione nei confronti degli OGM.
Daniele Porretta