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Come Pietra Paziente (Synghé Sabor)

Creato il 01 aprile 2013 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

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Anno: 2012

Nazionalità: Francia, Germania, Afghanistan

Durata: 103′

Genere: Drammatico

Regia: Atiq Rahimi

Distribuzione: Parthenos

Uscita: 28/03/2013

Tratto dall’omonimo romanzo dell’afghano Atiq Rahimi, che del film è anche regista e sceneggiatore, insieme a Jean-Claude Carrière,  Come Pietra Paziente è stato presentato lo scorso ottobre al London Film Festival, fino ad approdare all’ultima edizione degli Academy Awards, candidato per l’Oscar al miglior film straniero.

E’ la storia-monologo di una giovane donna (Golshifteh Farahan) mentre si prende cura del marito (Malak Djaham Khazal), in coma, rimasto gravemente ferito durante un duello, avvenuto per motivi futili; siamo in una città che ricorda molto la Kabul che ci arriva dalle immagini delle cronache di guerra: le inquadrature iniziali la rendono una specie di girone dell’Inferno, montagnosa, semi-distrutta, con le sue case ammassate e le sue genti che cercano di vivere una normale vita quotidiana, nel frastuono misto di spari e del canto rassicurante del muezzin.

La donna , rimasta sola e abbandonata anche dalla famiglia del marito, per via della guerra, cerca riparo dalla zia (Hassina Burgan), una donna molto emancipata, che cela dietro la sua personalità di donna disincantata e disinvolta un dramma incestuoso; svelando i suoi segreti intimi alla nipote, la invita a fare altrettanto, qualora nella sua vita incontrasse una pietra paziente, qualcuno al quale raccontare quello che non si è mai osato dire ad altri. La pietra, ad un certo punto, si spaccherà in tanti pezzi e la persona che le ha confidato i propri segreti sarà finalmente libera.

E così la donna, come la Sherazade de Le Mille E Una Notte, che teneva lontana la morte grazie alla sue affabulazioni, inizia a raccontare al marito le cose non dette, i retroscena più dolorosi e laceranti della loro vita matrimoniale, dominata dalla figura di “eroe” dell’uomo, idolatrato dalla madre e dai fratelli, abituato a far fare sempre e comunque quello che decideva lui, anche in camera da letto; la donna arriva a toccarsi l’anima con le dita, scendendo in particolari che, sebbene scabrosi, non scadono mai nel volgare; merito anche della lingua semplice nella quale sono stati scritti romanzo e sceneggiatura. Rahimi per Come Pietra Paziente sceglie la lingua francese (a differenza dei romanzi precedenti, scritti nella lingua natale) perché “Il me fallait une autre langue que la mienne pour parler des tabu” (trad.“avevo bisogno di una lingua che non fosse la mia, per parlare di certi tabu”).

La donna, che aveva subito le angherie e le prepotenze del maschilismo dominante nel suo Paese e nella sua vita coniugale, inizia all’educazione sentimentale un giovane e spaurito soldato (Massi Mrowat), e dopo un approccio piuttosto frettoloso, prende il ragazzo per mano e lo aiuta ad esplorare la voglia di amare che ha dentro di sé, lasciata assopita e inespressa. E ripensando a suo marito, e a tutto il tempo trascorso ad aspettarlo che tornasse dalla guerra, capisce quanto è vero che chi non sa fare l’amore, fa la guerra.

Come Pietra Paziente non è decisamente un film sulla condizione di inferiorità della donna in alcuni Paesi del mondo; è un’inno alla libertà e all’amore, verso sé stessi, verso gli altri e verso il mondo; in un paesaggio dominato da morte e distruzione, due donne riescono a confermare la loro volontà di essere donne a modo loro, e di raccontare, una volta per tutte il pesante bagaglio che si sono trascinare per anni. E la fotografia in questo riesce, come le immagini evocative in versi di una poesia, ad alternare la visione della città distrutta, dalle tonalità grigie e smunte, e l’interno delle stanze dove vivono la donna e la zia, pervase di luce e colore.

E il carattere universale di quest’opera è accentuata dal fatto che i personaggi non hanno un nome, a confermare che la storia può essere ambientata in altre latitudini, ma i sentimenti e i dolori restano sempre gli stessi.

Anna Quaranta


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