Dopo la pubblicazione, il passo successivo è uno: feedback. Da parte dei lettori a noi più prossimi (amici, parenti – o comunque coloro che hanno la possibilità di esprimere un parere a voce), da parte dei lettori lontani (portali come Ibs, Amazon, Anobii, Zazie ecc. danno la possibilità di lasciare brevi commenti più o meno articolati e di assegnare un punteggio) e da parte della più ricercata – ma anche temuta – categoria: i critici letterari.
L’immagine popolare del critico letterario è quella di un arcigno e attempato professore, ma questa figura professionale è in realtà molto meno stereotipata di come la si dipinge: smaliziati editor, lettori seriali, blogger specializzati, giornalisti on-line che, per diletto o per professione, leggono e recensiscono testi.
Confrontarsi con una recensione o col commento di uno sconosciuto, tuttavia, è ben diverso che confrontarsi col parere di un amico. Un amico potrà anche muovere delle critiche, ma lo farà sempre in punta di piedi, perché il suo primo obiettivo è farci contenti; un lettore sconosciuto non avrà altrettanto tatto, se non ha apprezzato la lettura, e non è assolutamente tenuto ad averne; infine, un critico ci restituirà un’immagine del nostro libro che potrebbe essere ben diversa da quella che immaginavamo e, forse, speravamo.
Si può dire che il confronto con la recensione sia un passaggio fondamentale nel percorso di uno scrittore, soprattutto dopo la prima pubblicazione, quando ancora non si è “vaccinati” e si tende a incassare male, magari prendendo sul personale i commenti negativi. A modo suo, questa fase è importante perché ci insegna (o dovrebbe insegnare) a confrontarci col mondo esterno. Se il mondo esterno risponde positivamente, è facile; quando la risposta è negativa, invece, ecco che arrivano i dubbi e ci si scoraggia.
Nel film “Cloud Atlas”, Tom Hanks, tronfio autore dell’autobiografia “Sandwich di pugni”, incontra il critico che l’ha stroncato e affronta la questione con grande moderazione, scagliando l’uomo dall’ultimo piano di un palazzo. Il gesto gli procura in effetti un immediato successo, trasformando il suo libro scadente in un best-seller (astenersi imitatori…).
Noi di Studio83 recensiamo libri da anni ed è capitato, purtroppo, di dover dare un parere negativo. Contrariamente a quanto si pensa, non c’è piacere o sadismo nel dare una stroncatura, almeno non se parliamo di un autore alla prima pubblicazione e magari alla prima recensione. Niente è più bello che fare i complimenti a qualcuno, ma non sempre è possibile, se si vuole essere onesti.
Come reagire, dunque, quando arriva una stroncatura? O meglio, come trasformare i comprensibili sentimenti negativi in qualcosa di utile e costruttivo per sé stessi?
Iniziamo col primo consiglio: prendere le cose con tranquillità. Essere stroncati non significa essere incapaci senza speranze e senza futuro, né che il nostro libro non potrà mai essere apprezzato da altri. Significa che ci si è esposti a pareri diversi e che uno di quei pareri è stato negativo. Bisogna abituarsi a mettere un “filtro” e non prendere sul personale le stroncature: di personale non c’è nulla, si parla di un libro, non dell’autore.
La stroncatura di un lettore di passaggio può essere breve e lapidaria: “Fa schifo”, “Brutto”, senza obbligo di dare spiegazioni. L’importante è accettare questi commenti e non commettere mai l’errore di replicare, puntualizzare, insultare l’utente o, peggio, far intervenire un amico per redarguire il commentatore. Chi vuole essere uno scrittore deve saper accettare queste cose e affrontarle con dignità e professionalità. Da questo impareremo che non si può essere sempre apprezzati, che ci sarà sempre qualcuno a cui faremo schifo e che questo qualcuno ha il diritto di detestarci, quali che siano le sue ragioni. Questo non porrà fine alla nostra esistenza né al nostro percorso, a meno che non permettiamo a noi stessi di arenarci.
La stroncatura del critico, di solito, è più difficile da elaborare. Se la persona in questione ha acquistato il nostro libro e l’ha recensito, ci si può sentire insultati; se siamo stati noi stessi a richiedere una recensione, si può pensare di essersi messi nelle mani sbagliate, o di essersi dati la zappa sui piedi da soli.
In realtà, aver affrontato il mondo esterno, aver inviato il proprio libro a rischio di ricevere feedback negativo è comunque un gesto necessario, che non si deve mai rimpiangere. Una recensione negativa non bloccherà le vendite del vostro romanzo, anche se probabilmente lì per lì vi deluderà: ma se il critico sa fare il suo lavoro, nella recensione avrà spiegato i motivi del suo parere. Ed ecco un modo fondamentale per trasformare una stroncatura in qualcosa di utile: studiare con calma le motivazioni del critico; capire, a mente lucida, cosa può essere effettivamente vero; prendere atto delle critiche che ci vengono mosse e tenerle a mente la prossima volta che andremo a scrivere, perché, con ogni probabilità, molte di esse saranno vere.
Ciò che faremo di una stroncatura dipende solo da noi. Possiamo trasformarla in una tragedia (l’ho visto accadere spesso e con grande dispiacere), oppure accettarla come farebbe uno scrittore. Possiamo scoraggiarci e lasciar perdere, oppure uscirne più forti e consapevoli. Sta a noi decidere.
Un ultimo consiglio, molto personale. Impariamo a vivere queste cose con la giusta dose di leggerezza e umorismo. Ridiamoci su… non con disprezzo verso gli altri, ma con autoironia. Ridiamo di noi stessi e del nostro lavoro, se necessario. Molti autori mi raccontano che la scrittura è l’unica cosa che li appassiona in una vita frenetica e stressante; e che, per questo, una stroncatura rappresenta la fine di quell’unica gioia. Non dovrebbe essere così. Proprio perché è l’unica gioia dovrebbe spingerci a dare il meglio con entusiasmo, non a deprimerci, anche quando le cose non vanno come speravamo. Forza e coraggio! In conclusione, e a questo proposito, cito una massima di Richard Bandler (fondatore della PNL) che avevo letto tempo fa:
“Se siete seri, siete bloccati. L’umorismo è la via più rapida per invertire questo processo. Se potete ridere di una cosa, potete anche cambiarla.“