Sindrome conclamata o semplice e temporaneo disturbo della creatività? Motivo di disperazione o brusìo di fondo? Ciascuna persona che ama l’arte della scrittura e vi si dedica, con maggiore o minore abitudine e dedizione, almeno una volta nella vista l’avrà provato: il blocco dello scrittore.
Quella sensazione di avere in testa mille personaggi e mille rivoli di possibili storie da sviluppare, e non riuscire a mettere nero su bianco neanche una parola.
Qualcuno ci ha pensato, ed è nato il sito Typetrigger. Ogni sei ore viene lanciato un “trigger”, cioè uno spunto, un innesco, un’idea, e gli utenti della community sono invitati a scrivere, senza limitazioni di genere, fino a un massimo di trecento parole.
Scorrere gli interventi degli utenti è un piccolo viaggio tra generi, estensioni, stili, gusti diversi. In questo modo si crea, nel bene o nel male, una comunità di scriventi, in crescita; e ciascuno scrive e (si spera, almeno) legge gli altri.
Typetrigger appare subito come un’idea interessante, poiché unisce in sé qualcosa dei siti di pubblicazione di testi letterari, con una forte spinta “social”, ormai immancabile.
Il blocco dello scrittore sembrerebbe avere davvero i giorni contati.
Ma davvero può bastare un sito internet a far sbloccare la penna, o i tasti? La verità è che proliferano, soprattutto nella grande Rete, decaloghi, avvertenze, consigli, avvisi ai naviganti. Alcuni, forse, campati in aria, altri più ragionevoli e applicabili; ognuno di essi, almeno in potenza, inutile o illuminante. Dunque, almeno di una cosa possiamo essere certi: ripartire dalla propria volontà.
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