Come Salgari

Da Jollyroger
C’è una ragazza che vedo dal balcone mentre fumo l’unico toscano della giornata. Dev’essere un’impiegata di uno dei tanti uffici che hanno aperto in zona negli ultimi tempi. Qualcuno non è entusiasta di questa proliferazione umana subita dal quartiere in qualche anno. Io ne sono felice. Troppi vecchi pieni di acredine, pochi giovani viziati e senza figli. Era un pezzo di città che stava per morire di desolazione e solitudine, oggi è tornato a essere vivo, con tanti bambini. E che importa se la maggior parte sono filippini, peruviani, ecuadoregni, marocchini, africani e cinesi.
Questa ragazza insomma, non è propriamente il mio tipo preferito. Non dico fisicamente, ma proprio come persona. Sono quasi sicuro che sia una a cui piace uscire la sera per locali, magari in corso Como o porta Ticinese, o in corso Garibaldi. Una da happy hour, o se capita, un tiro di coca. Ma queste sono favole che costruisco nella mia testa, come se fosse possibile capire una persona vedendola dal balcone per qualche minuto. Eppure, sono convinto che un corpo, una fisicità, un modo di muoversi, di vestirsi di comportarsi, di camminare, di cosa si fa o non si fa, possa essre più rivelatore di quanto sembri.
Lei, per esempio, si veste in modo abbastanza personale e sempre diverso. Segue la moda, ma a modo suo, con accostamenti originali. È sicura di sé, perché non disdegna di indossare shorts di jeans, anche se ha cosce imponenti, polpacci importanti e caviglie ben salde. Se ne frega di portare scarpe col tacco che potrebbero invece slanciarla, anche con vestiti di cotone bianco.
Spesso raccoglie i capelli scuri in due treccine buffe e sfacciate, che la fanno sembrare più giovane di quel che è, tutti i giorni mangia un pezzo di focaccia, o di pizza, butta il sacchetto nel cestino all’angolo, si accende una sigaretta e, dopo essersi seduta sul gradino della recinzione della casa di fronte, si attacca al telefono con qualche amica.
C’è sempre qualche animale che la scambia per una puttana, o la approccia malamente, ma lei lo rimette subito al suo posto con poche parole, senza scomporsi più di tanto.
Forse comincio ad assomigliare ai due vecchi di cui ho parlato ieri, o forse no. Ma come potrei passare mezz’ora sul balcone fumando un sigaro, senza notare le persone che passano per la via? Col tempo, mi sono accorto che, come anch’io ho le mie abitudini, anche la maggior parte della gente le ha. Ci sono quelli che passano in auto sempre alla stessa ora, la ragazza che torna a casa a mangiare e, dopo un quarto d’ora ripassa per tornare al lavoro, la cameriera del bed&breakfast che finisce il turno, ed è così felice che quando cammina pare quasi che saltelli, quel tipo pelato e corpulento in giacca e cravatta che si accende sempre mezzo toscano davanti al mio balcone e passeggia lentamente avanti e indietro, quell’altro che si crede ancora un piacente ragazzo, anche se ormai i capelli sono più grigi che neri, che se ne va sempre alla stessa ora in sella a una orribile e anonima moto grigio metallizzato, quell’altro che parcheggia il suo furgone bianco e, accompagnato dal suo cucciolo di cane lupo, torna a casa per il pranzo...
Come Salgari ha scritto di pirati e tigri, di terre lontane e soldati spietati senza mai alzare il culo dalla sedia, guardo il mondo che passa sotto la mia casa, un mondo fatto di persone con storie da raccontare o da immaginare, ogni giorno diverse eppure familiari.

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