Come sempre. E' così che va. E non ti ci abituerai mai.

Da Danielabigi81
E poi succede che finisce.
Come tutte le stagioni, come tutti gli inverni, le estati, come tutto. Termina. E passa oltre.
Passa oltre nell' infinito universo del tempo che scorre, delle situazioni che cambiano, delle cose che capitano, arrivano, vanno, vengono, si trasformano. Del  caos dovuto alle variabili che si incastrano più o meno, alle volte molto meno, alle volte in modo inaspettatamente perfetto.
Succede che devi cambiare vita, abitudini, che certe cose non ci saranno più. Ce ne saranno altre, ma quelle no. Devi archiviarle in uno scaffalino del cuore, della memoria, così dicono. 
Devi lasciare per un po' cio' che ami, cio' che ti ha rubato e bruciato il cuore per mesi. 
Per tutto l'inverno.


Che è poi quella cosa incredibile di legno e vetroresina su cui ci attacchi i piedi e ti porta in giro per le montagne, su in alto, giù in fondo, in terra, e fa male, anche. 
Che sono le giornate di sole che brucia e quelle con meno venti gradi che non riesci quasi a respirare, che sono le risate fino alle lacrime e le lacrime per le incazzature, per quello che non ti riesce. 
E ci provi e riprovi e riprovi. E riprovi.
Che sono le cene in casa con la salsa barbecue e la carnazza della macelleria di Vigo, il rosatello e l'aperitivo di mezzogiorno. La fatica, i crampi alle gambe, la schiena a pezzi. Il Risiko, svenire alle 17 sul divano perchè non ce la fai più, la cucina da sei utilizzata in diciotto. Provare i tresessanta sul divano, in pigiama (che pensi, massì ce l'ho. Ci riesco. Poi è tutta un'altra storia anche solo avvicinarsi a quel maledetto stacco, là in alto). 
Che sono le decine di culate sui box. La pasticceria Reinard - che i biscotti alle noci così non si erano mai mangiati. Gli accidenti ad una neve che non c'è mai stata. Il Pavone - che un pub così trash non si era mai visto, dopo il 1988. I cappelletti con il dado scaduto, la soia e tutto quello si puo' mettere, a caso. 
Che sono le coreografie in salotto, l'alba e il tramonto al rifugio Stoppani - che è una delle meraviglie più pazzesche, il volerci riuscire a tutti i costi, nonostante la paura, un sacco di paura, nonostante le gambe che tremano, le lezioni pratiche e quelle su youtube, il rumore della tavola sulla neve, certi paesaggi che tolgono il fiato. 
Che fanno quasi soffrire per la loro Eterna Bellezza, che al confronto niente e nessuno mai.


Che è la struggente attesa di un Venerdì sera. 
Che ti porta via. 
Per andare dove ami, con le persone che ami, a fare quello che ami fare. 
Per dare un senso, un significato solamente tuo a quello che percepisci come lo scorrere del tempo che, infilato minuto dopo minuto, anno dopo anno, momento dopo momento, diventa ciò che in genere si chiama Vita.
Senza troppi fronzoli.


Vich.
[November 2011- April 2012]
"Quando scopriranno che il mondo ha quattro dimensioni invece delle solite tre, si potrà andare a fare una passeggiata e sparire: niente lacrime, niente funerali, niente illusioni, niente inferni e paradisi"
   Charles Bukowski












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