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come si fa a non essere romantici col baseball

Creato il 05 luglio 2012 da Matteocarrera

Luca Sofri, appassionato di baseball, oltre che direttore de IlPost, in un keynote speech al festival del giornalismo a Perugia, al minuto 67′ racconta la trama di un film: Moneyball (in italia L’arte di vincere). Il racconto è metafora per lui funzionale ad altro (si parla nello specifico di giornalismo e internet), a me interessa proprio il merito del film. Moneyball si innesta nella lunga filmografia sportiva dedicata al baseball, così come molte altre citazioni si possono fare nella letteratura (si pensi, una per tutte, a Underworld di DeLillo). E il baseball ha qualcosa di magico.

come si fa a non essere romantici col baseball

Se il basket, ad esempio, è puro spettacolo e business, il baseball è qualcosa di molto più profondo per gli americani. Non a caso è lo sport nazionale, ma soprattutto il baseball è quasi fondativo dell’identità nazionale. Se si dovesse immaginare una mitologia americana e le si dovesse dare la stessa importanza che diamo noi alla mitologia greca e latina per la caratterizzazione del nostro essere, bhè per gli americani quella mitologia sarebbe sicuramente il baseball. E per certi versi è proprio così. Il baseball è uno sport bellissimo

come si fa a non essere romantici col baseball

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L’arte di vincere, con Brad Pitt, è il classico film sportivo americano, tratto da una storia vera e abbastanza recente. il nostro equivalente potrebbe essere il bari di zeman, soprannominato zemanlandia per il gioco spettacolare che offriva. ecco la storia è quello di un dirigente di una squadra di baseball americana che gioca nella MLB. ha un budget limitatissimo ma con la consulenza di un giovane statistico, sfrutta la nuova analisi dei dati e delle statistiche dei giocatori, per introdurre una nuova filosofia nel baseball e nel mercato dei suoi giocatori. costruisce così squadre di nomi minori ma che raggiungono risultati sorprendenti, fino a battare il record di vittorie consecutive. ma quando sarà il momento di fare sul serio, e in america è nei play-off che si fa sul serio, la regular season vale per quel che vale, cioè soldi e spettacolo, quando si arriva ai momenti decisivi la squadra risulta essere sempre poco pronta a vincere, proprio perchè le grandi franchigie, quelle con tanta disponibilità economica, riescono a prevalere.

il protagonista sa che per vincere il campionato ci vorrebbero più soldi, rifiuta anche una grande squadra che quei soldi le li avrebbe anche da investire, ma preferisce restare nella squadra di provincia, con l’unico obiettivo che probabilmente non realizzerà mai, di vincere il campionato. il consulente, invece, ha accettato l’offerta e si è trasferito nella grande squadra, dove poco dopo ha vinto la MLB: erano i famosi boston red sox, quelli maledetti, quelli che non vincevano da 86 anni, quelli di jack e del suo babbo di Lost, per dire.

questa storia, molto americana, è molto americana proprio perchè probabilmente racconta molto dell’america e di cosa sia il baseball per gli americani. ed una cosa, questa del baseball come mitologia vivente e “accadente” che mi affascina sempre molto, sia negli articoli, sia nei libri, sia nei film. in tutti, anche quelli mediocri.



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