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Come si organizzano i pedofili

Da Simonetta Frongia
Come si organizzano i pedofiliQuasi tutti pedofili usano la "negazione"come metodo di difesa delle loro azioni, altri minimizzano, questa negazione va bloccata poiché utilizzata come difesa del pedofilo senza tener conto delle conseguenze psicologiche dell'abuso. "Tale atteggiamento di autodifesa si é trasformato in progetto "culturale" da sedicenti movimenti in difesa della pedofilia, con organizzazioni su scala mondiale, (gruppi) di molestatori....che affermano di combattere a faore del benessere personale dell'infanzia. In realtà il loro manifesto include affermazioni intollerabili, quali "Il sesso con i bambini é innocuo e non produce danni" e "le relazioni sessuali sono salutari per i bambini" (3)L'obiettivo reale di tali associazioni é quello di depenalizzare la pedofilia e abassare l'età del soggetto (in base alla quale) la legge rende perseguibile ogni atto sessuale compiuto su un minore" (4)

Uno degli obbiettivi dei pedofili organizzati è quello di indebolire l’influenza che i genitori hanno sui figli. A questo proposito l’associazione di pedofili The Slurp (5) ha stilato una lettera, idealmente rivolta a tutti i bambini, allo scopo di vincere le loro resistenze. Ne riportiamo alcune parti, per dare l’idea della dimensione psicologica in cui si muovono i pedofili:

Puoi dire no, ma puoi dire anche si. Probabilmente qualcuno ti ha detto che “puoi dire di no”. Forse ti avranno spiegato che cosa significa: se qualche adulto ti chiede di fare delle “cose”, non devi farle. Questo ovviamente non si riferisce al fatto che tua madre ti dice di lavarti i denti […], si riferisce solo a certi adulti e a certi e cose.Bene, ricorda solo una cosa: se puoi dire di no, puoi dire anche di si. Questo significa che se ti senti di fare qualche cosa tu, hai il diritto di farlo. Non importa quello che hanno detto i tuoi genitori. Perché è un diritto. Sei tu che puoi scegliere”.............................................................................................Perché non devi raccontare nulla. Talvolta gli amici con i quali ti diverti ti dicono di non raccontare agli altri quello che avete fatto insieme. Questo capita spesso quando i tuoi amici sono degli adulti. Il motivo di ciò è semplice: se la gente scopre che hai fatto delle “cose” con un amico adulto (o un’amica), questo può farlo andare in prigione e rovinargli la vita. Specialmente se il tuo amico è un uomo, o anche solo un ragazzo più grande. Perciò il tuo amico ha paura.
A questo punto tu dovresti fare una scelta. Se senti che quella persona è stata buona e sincera con te e che non si merita di essere punita, dovresti aiutarlo e non raccontare a nessuno, nemmeno ai tuoi amichetti, quello che è successo. Prima di raccontare a qualcuno quello che è successo chiedi a te stesso: il tuo amico merita di andare in prigione? Può darsi di sì, ma per favore pensaci prima, o potresti pentirtene dopo.Oh, c’è un’altra cosa. Sai cosa capita a te quando la gente lo scopre? Bene, vai in terapia. Terapia vuol dire che devi sottostare a qualcuno che cercherà di convincerti che tutto quello che hai fatto con il tuo amico è stata una cosa orribile e che il tuo amico stesso è una persona orribile.Quindi pensaci molto bene!”.
Non ci sono molti commenti da fare a riguardo ma si nota come il pedofilo si descrive come un buono, ma che, invece, gioca sui sentimenti di colpa e di incertezza di chi non è alla pari.
Note:3) Alberto Pellai, le parole non dette, citato in Più furbi di Cappuccetto rosso, Maria Rita Parsi 2000**Piccola nota personale: in Italia in questo momento storico c'è chi in piena propaganda politica contro il governo attuale sta andando affermando tali questioni, legando ad un solo filo omossessualità e pedofilia, senza tener conto della differenza tra orientamento sessuale e comportamento deviante. Avrete capito di chi sto parlando, spero! Non faccio nomi dico solo che questo "giovane" politico sta con quei di Puglia e, che ha molti sotenitori.
4)Alberto Pellai, le parole non dette, citato in Più furbi di Cappuccetto rosso, Maria Rita Parsi 2000 5) http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/09/04/cosi-piccoli-finivano-nella-rete-di-mister.html

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