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Come si vive nel Cie di Bari? Lo verificherà un perito

Creato il 04 marzo 2011 da Lalternativa

Finora l’ingresso era riservato solo agli “ospiti”, cioè gli stranieri sottoposti a provvedimenti di espulsione o respingimento con accompagnamento coattivo alla frontiera, ai volontari e ai parlamentari. Dal 3 marzo, invece, il Tribunale di Bari ha riscritto le regole.

Nel Cie di Bari, il centro di identificazione ed espulsione, ci povrà entrare anche un perito per verificare “lo stato, la condizione, l’organizzazione del Centro di Identificazione e di Espulsione di Bari, puntualizzando se in base ai parametri propri della funzione a cui è adibito sia in grado di assicurare ai trattenuti necessaria assistenza e pieno rispetto della loro dignità e in caso di constatazione di negatività, evidenzi gli interventi necessari per eliminarle”.

E’ l’effetto dell’ordinanza del presidente del Tribunale, Vito Savino, che ha accolto il ricorso dell’associazione Class action procedimentale, che nel maggio 2010 aveva promosso un’azione collettiva a cui hanno poi aderito anche il Comune di Bari e la Regione Puglia.

Vincono i legali Luigi Paccione e Alessio Carlucci, vincono gli attivisti e i coordinamenti dei migranti, vincono i diritti umani, perde la Presidenza del Consiglio dei ministri. La class action era nata proprio dal sospetto che nella struttura, in cui sono attualmente trattenute 108 persone, non venissero assicurati gli standard minimi di vivibilità.

Nell’ordinanza viene disposto l’accesso al Cie del perito, l’ingegnere Francesco Saverio Campanale, ex provveditore alle Opere pubbliche per il Lazio, Abruzzo e Sardegna, convocato per l’affidamento dell’incarico il prossimo 28 marzo.

A lui toccherà confermare o meno quello che per ultimo Dario Ginefra, deputato del Pd, ha raccontato meno di una settimana dopo aver visitato la struttura: “Il Cie di Bari è in condizioni strutturali penose. Chi sta autorizzando l’agibilità, pur contenendo il numero degli ospiti, si sta assumendo una grande responsabilità”.


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