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Come sopravvivemmo all'inverno. La Francia-I

Da Elle_lx
Se guardo indietro e penso ai mesi che sono seguiti ad Ottobre vedo un grosso buco nero, nato già enorme e che si allargava giorno dopo giorno, attirando a sé e risucchiando cose, pensieri, emozioni ed interessi. La nostra idea era che, quando tutto sarebbe finito, ci saremmo ritrovati in Italia per passare il Natale circondati dall'affetto delle famiglie. Ben presto realizzammo che le cose per noi non sarebbero andate così. Avevamo innanzitutto bisogno di iniziare a riprogettare piccole cose soltanto per noi due, cose che risvegliassero un qualche interesse sopito, che ci facessero assaporare un po' di forme in mezzo a tutto quel piattume. Io volevo ritrovarmi come persona, oltre che imparare a gestire il dolore che non dava tregua.
Che non sarebbe finito. Un lavoro che sto facendo tuttora.

Come sopravvivemmo all'inverno. La Francia-I

Le giornate sono lunghe, ma gli anni passano veloci. Un'edicola a Monpazier.


Pensammo allora di pianificare una cosa banale e semplice come un piccolo viaggio da fare durante le vacanze natalizie, un viaggio lontano da tutto e tutti, in un "non-luogo" dove andarsi a perdere un altro po'...con la speranza di ritrovarsi anche un po'.Dopo aver eliminato alcune mete a causa delle temperature troppo rigide, scegliemmo la Francia, con un giro che partiva dall'Aquitania (Bordeaux e dintorni), saliva su fino ad arrivare alla Loira e poi ridiscendeva la costa della Charente. Fu una grande fatica organizzare la trasferta, la concentrazione era ai minimi storici, ed era stancante anche soltanto infilare un pensiero di senso compiuto dietro l'altro. Ma alla fine riuscimmo a ritagliarci il viaggio giusto per noi anche in quell'occasione.
Partimmo l'antivigilia di Natale, con un volo pieno di franco-portoghesi (molti dei quali si recavano in Francia per ricongiungersi con le famiglie in occasione delle feste) che ci portò a Bordeaux.
In una dimensione interiore ovattata, la "piccola Parigi" capitale mondiale del vino fu una bella scoperta. Cinema d'essai incorporati ad enoteche, ristorantini tranquilli e graziosi, ottima cucina, atmosfera rilassata, quartieri che conservano ancora il loro fascino popolare e autentico, dove ci si ritrova con gli amici al bar a giocare a dadi. Per ore.

Come sopravvivemmo all'inverno. La Francia-I

Quartiere Saint-Pierre

Come sopravvivemmo all'inverno. La Francia-I

Café-Cinema Utopia, nella chiesa di Saint-Siméon.

Come sopravvivemmo all'inverno. La Francia-I

Tiro dei dadi, lo sport cittadino

Come sopravvivemmo all'inverno. La Francia-I
Come sopravvivemmo all'inverno. La Francia-I

Il francese come musica per le mie orecchie, non lo praticavo da secoli, ma mi lanciavo con le mie improbabili reminiscenze. Portoghese parlato ovunque per le strade addobbate (sobriamente) a festa, nella macchina che avevamo noleggiato per gli spostamenti era facile ascoltare un'emittente radiofonica portoghese attraverso cui gli emigrati si scambiavano gli auguri.
Girando nei dintorni di Bordeaux ed imbattendosi nei numerosi chateaux (sedi della produzione dei vini) fu facile capire da dove venisse l'eccellenza tanto decantata. La terra è un bene prezioso da quelle parti, l'uomo ne ha saputo fare meraviglie, rispettandola, e ricevendo in cambio oro.Essendo bassa stagione, per le stradine di Saint-Émilion eravamo praticamente soli, del resto non saremmo mai potuti andarci con le orde di turisti ad invadere i nostri spazi già ristretti.

Come sopravvivemmo all'inverno. La Francia-I

Saint-Émilion


Eppure una costante del viaggio sono state le persone che abbiamo incontrato in ogni luogo dove siamo passati e che continuamente ci han rivolto la parola, raccontandoci un po' delle loro vite e donandoci qualche sorriso. Dai proprietari di un piccolissimo B&B sperduto nei tigli invernali di Sarlat, al vecchio catalano emigrato in Francia settant'anni fa incontrato per strada, all'edicolante di Monpazier che sognava di vivere in Portogallo (il personaggio più simpatico di tutti però l'abbiamo incontrato nella Loira, di cui parlerò in un altro post).
Dopo venne il Périgord, un susseguirsi di gioielli medievali (le "Bastides") incastonati tra palette di monti neri, rossi, verdi, a seconda delle piante e delle rocce caratteristiche della zona, e il fiume Dordogna.Paesini sospesi nel tempo e sull'acqua, e soltanto noi a godere di quei colpi di colori, di quel silenzio incantato.
Il nostro unico scopo era camminare, vedere, sentire. Far entrare aria nei polmoni per imparare a riprendere a respirare. Mi sforzai di fare qualche foto, dopo non aver toccato la macchina per due mesi.
Gli occhi stanchi, non era facile guardare nell'obiettivo, mettere a fuoco le scene...tutto era confuso dentro. Tutto così limpidamente spietato. La realtà, forse non la volevo vedere più.

Come sopravvivemmo all'inverno. La Francia-I

Il nostro B&B tra i tigli di Sarlat, nel Périgord Nero.

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Bergerac, Périgord Porpora.

Come sopravvivemmo all'inverno. La Francia-I

Ancora case a graticcio.

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Notturno a Sarlat.

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Valle della Dordogna, Beynac.

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La Roque-Gageac.

Come sopravvivemmo all'inverno. La Francia-I
Come sopravvivemmo all'inverno. La Francia-I

Come sopravvivemmo all'inverno. La Francia-I

Monpazier, Perigord Porpora.


Quindi, armati di una mappa comprata dal simpatico edicolante di Monpazier, risalimmo su per giungere in Loira. Dove ci aspettava un altro piccolo mondo fatato.
[to be continued...]

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