Parliamo di concorsi.
Parliamo un momento di concorsi, ma non dal solito punto di vista dei partecipanti e nemmeno come monito nei confronti di quelli a pagamento o palesemente farlocchi. Vediamolo dal punto di vista dei giurati. Se il giurato fa coscienziosamente il proprio mestiere e applica tutte le azioni necessarie affinché il suo giudizio sia sereno, dunque privo di preconcetti, dopo 20 racconti (e una quarantina di poesie) non ne può più. Ed ecco che scatta lo stato d’animo negativo e refrattario che lo porta a sfogliare svogliatamente il testo a lui assegnato, con un’espressione dipinta in volto che sembrerebbe dire: “Un’altra pizza, ma sono tutti uguali!”
Ebbene, se il concorso è a tema, non ci si deve stupire se i testi sono tutti “uguali” o per lo meno simili, sarebbe assurdo che ve ne fossero di diversi, con argomentazioni che nulla hanno a che vedere con il titolo imposto. Tuttavia, c’è un’altra considerazione da fare. Sicuramente i primi testi verranno valutati meglio e con voti più alti, mentre, dalla metà in poi, si assisterà ad una ecatombe, con delle stroncature forse nemmeno troppo meritate. Quindi, affinché il giurato venga colpito da uno scritto e non si limiti a sfogliarlo svogliatamente e distrattamente, sarebbe necessario poter offrire qualcosa di particolare e coinvolgente. Una storia che, anche se già vista, possa offrire un’ottima scrittura e un punto di vista un po’ diverso dal solito.
C’è anche da dire che questo fenomeno colpisce quasi esclusivamente i giurati, gli editor ne sono, a quanto pare, immuni e noi lo speriamo per loro, altrimenti ci chiediamo come facciano a sopravvivere all’immensa mole di manoscritti che giornalmente pervengono sulle loro scrivanie o nei pc. Il giurato, invece, solitamente non è una persona preposta alla lettura dei pezzi altrui, ma un poveretto che è stato incastrato a fare un lavoro terrificante e ingrato. Magari è un “collega” che ne ha già abbastanza di dover leggere i propri lavori, senza doversi sorbire le scempiaggini altrui, perché a lui sembreranno tali anche se fossero state scritte da Shakespeare in persona! Quindi, se tutto va bene, all’inizio proverà sicuramente a compiere il proprio dovere, ma arriverà un momento in cui ne avrà talmente tanto piene le scatole, da arrivare all’avversione pura.
Detto questo, noi giurati per il Concorso Amore e Morte, c’impegnamo a non farci venire alcuna crisi di rigetto e a non sclerare dopo il ventesimo racconto letto. C’impegnamo, inoltre, ad arrivare fino alla fine cercando di essere il più imparziali possibile, tenendo conto che a noi i testi arriveranno privi di qualsiasi riferimento che possa ricondurre all’autore. Tuttavia, data la quantità di testi che stanno arrivando, abbiate pietà di noi e, dopo che sarà uscito l’ebook, per cortesia, evitate di nominarci la parola Amore e la parola Morte nello stesso contesto.
In ogni caso, ci piacerebbe sentire anche le vostre testimonianze come giurati. Qual è stata la vostra esperienza in merito?