Qualche settimana fa ho fatto uno sbaglio.
Sul mio Tumblr dedicato principalmente al “glam” e alle mie ospiti domenicali, ho postato la foto che vedete qui sopra, riportando la didascalia “Antje Traue“.
Antje è l’attrice che ha interpretato la cattiva Faora ne L’Uomo d’Acciaio, risultando così essere una delle note più felici di un film che non va molto oltre la sufficienza.
Peccato che in realtà la foto sia della più nota Olivia Wilde, a sua volta attrice, distinguibile per la particolarità dei lineamenti del suo viso.
Errore involontario, ovviamente. Qualcuno, tra i miei più attenti amici di Facebook, l’ha notato.
Il 99% delle persone che seguono il mio profilo Tumblr non se ne è invece accorto. Anzi: la foto di Antje/Olivia risulta essere una delle più condivise del mese.
Possibile che tutti coloro che hanno cliccato il tasto “reblogga” non abbiano colto l’errore?
Possibilissimo, a quanto pare.
Il che dà un’idea di come una cavolata, un’hoax (una falsa notizia) o un madornale errore possano rapidamente mutare e diventare finte realtà per buona parte di chi utilizza un qualunque social network.
Se è possibile spacciare una persona per un’altra – ed è possibile farlo, eccome – è anche possibile distorcere fatti, opinioni e dichiarazioni, oppure inventarsene di sana pianta e farle filtrare come vere e inoppugnabili.
Non deve quindi stupire che, specialmente su Facebook, esistono persone (nemmeno poche!) che prendono per vere le notizie de Il Lercio, la nota webzine che fa satira crudele (ma spassosa) ad alzo zero.
A settembre ho assistito, trasognato e incredulo, a tizi che condividevano la finta notizia della ministra Kyenge che, in un articolo chiaramente fasullo, proponeva la macellazione di cani e gatti per sfamare gli immigrati.
Una moltitudine di minus habens hanno preso quel post per oro colato, scagliando una fatwa istantanea contro la ministra. Che simpaticissima non è, che ha idee opinabili, ma che certo non ha mai proposto una cosa così idiota come quella ventilata, in tono goliardico, dal Lercio.
L’articolo in questione è questo.
Ovviamente questo è solo il caso più recente di idiozia virale a rapidissima diffusione.
Ricordo i “coccodrilli” per celebrità date per morte, ma che in realtà stanno bene e in perfetta salute. Un cretino qualunque, con un discreto numero di followers su Twitter, diffonde la notizia del finto decesso, e in venti minuti ci sono migliaia di persone, blog e siti che si listano a lutto.
Senza dimenticare chi sparge voci, come se fossero badilate di letame, su celebrità che si drogano, che hanno l’AIDS o tumori di varia natura. Haters professionisti, aiutati dall’imbecille di turno: “L’amico di mio cugino una sera ha visto la showgirl Tizia che pippava coca nei bagni della discoteca X!” Il tutto scritto su Internet, in modo che quest’affermazione, non verificata né controllata, diventi una specie di verità, per di più virale.
Eh già.
E che dire di chi, in campagna elettorale, strillava e esortava le folle alla pubblica impiccagione per fantomatiche proposte di legge per i possessori di animali domestici?
Per la serie: toccatemi tutto, ma non il mio lolloso gattino!
Il fattore principale che contribuisce all’escalation dell’idiozia globale è la totale mancanza di tempo/volontà di verificare le notizie. Soprattutto volontà, eh. Troppa fatica…
Oramai l’internauta medio si ferma all’apparenza, legge i titoli (e solo i titoli!) delle notizie. Raramente apre i link degli articoli che condivide, deducendo quindi verità distorte dall’interpretazione erronea di due righe scritte appositamente per suscitare la necessità di condividere la notizia X, senza nemmeno assicurarsi che sia vera.
Certo che prendere per serio un famoso magazine satirico è però un brutto segno, eh.
La situazione degenera rapidamente, e sarà sempre peggio.
Ci sono partiti politici che fondano la loro intera campagna propagandistica su notizie inventate, o su questioni gonfiate da dati inesistenti, esagerati o distorti. Sì, lo hanno sempre fatto, ma ora, grazie ai social network, molti di noi rischiano di diventare loro involontari complici. Questa è la bellezza della democrazia del tanto esaltato “uno vale uno”.
Tutto questo per un semplice “condividi” fatto senza riflettere, senza leggere, senza spendere quei cinque secondi in più su Google, per scoprire la differenza tra finzione e realtà. Tra intelligenza e stupidità.
Comunque Antje Traue è lei.
Antje Traue.
PS: Avete controllato quanto ho appena affermato?
- – -
(A.G. – Follow me on Twitter)
Segui la pagina Facebook di Plutonia Experiment