Anni '80-'90 o giù di lì. Comunissima scena di una famigliola
io: "Mamma, se io vorrei uscire, oggi, pensi che..." mia madre: "...si dice volessi!! Ancora non hai imparato il periodo ipotetico?!?" io: "Va bene, ma nel caso io vorrei uscire, oggi, pensi che..." mia sorella, gongolante: "ah ah ah, sei un'ignorante, non sai che ci va il congiuntivo!" mia madre: "va beh, comunque, cosa volevi chiedermi?" io (con un muso così lungo, che ci potevi cucire le tende del salotto): "...niente...non me lo ricordo più..."
Scena simile, qualche anno prima, io avrò avuto 5 o 6 anni, mia madre era in cucina a preparare le verdure.
io: "mmm...che buoni, mamma, stai facendo i puparuoli!!" lei, atterrita: "noooo! Si dice peperoni! Parla italiano, che per il dialetto hai tutto il tempo, quando cresci!"
E poi, infatti, sono cresciuta...e ovviamente, in questo clima di terrore linguistico, ma come poteva mai venir su una ragazzina timida e, diciamocelo, pure un po' svagatella?
Metà anni '90, io sul vespone con un'amica, impegnata a raccontarle una cosa importante, cercando di non tralasciare nessun particolare...lei che mi interrompe, infastidita:
"...a Gabriè, e parla come mangi, che non sto capendo un ca£$%&#@o, co' tutte ste parole difficili! Ho capito, ti devo fare un po' di scuola di parolacce e napoletano stretto!" O_o
Ecco...In realtà ho sempre pensato (nonché consapevolmente temuto) di essere un ragazzina strana, che si innamorava dei personaggi dei libri, così tanto da stare male e sentirne la mancanza fisica, quando la storia era finita; che scriveva poesie sin dalle scuole elementari e le nascondeva nelle tasche delle persone a cui le dedicava, felice del momento in cui le avrebbero lette e ne avrebbero sorriso; che passava i pomeriggi a creare cose non ben definite con la cartapesta, il legno, le tempere, la trielina (ehm...non ero un piccolo chimico, tranquilli, con la trielina e dei ritagli di giornale si possono creare cose mooolto carine) e tutti i colori possibili...Sì, ero una ragazzina ben strana, persa nei sogni e nelle parole, appassionata di analisi logica e del periodo (sic!).
Ad ogni modo, sono cresciuta, in qualche modo e ancora oggi non so parlare bene il mio dialetto (quanto ti sbagliavi, mamma!), ma almeno so usare in modo appropriato un congiuntivo (almeno spero...spererei...sperassi...sper...va beh). Ebbene, tutto sto preambolo del cavolo sulla mia infanzia-adolescenza-età matura e molto probabilmente-senilità, per dirvi che col senno di poi dopotutto sono contenta di essere così. Perché una rivincita, ogni tanto, pure una filo-linguista la deve avere, no? E allora, se non è di riuscire a convincere molti che non è che sono distratta, se scrivo qual è senza il benedetto apostrofo (ma è proprio perché sto cacchio di qual è si scrive SENZA apostrofo), una bellissima rivincita può essere di far parte di una nuova cerchia di Blog di Nicchia. Caratteristiche fondamentali per essere a pieno titolo un Blog di Nicchia, sono:
-se hai un blog dai numeri limitati e risicatissimi -se ti capita di non capire una cippa di wordpress.org -se aborri il SEO -se dalle chiavi di ricerca su google ti trovano con le parole più strane -se adori scrivere e sai usare anche i congiuntivi e gli apostrofi
Ora...prescindendo dal fatto che io so usare poco e male pure Word, che non so assolutamente cosa diavolo sia un SEO e che non ho idea di quali siano i numeri del mio blog (va bene lo stesso, che i numeri spessissimo, li do io??), sono orgogliosa di poter dire di far parte di questa cerchia :)
E a tutte le nuove Nicchione, dedico questa coltissima canzone di Francesco Salvi...