Come tagliare un diamante grezzo

Da Marcofre

Ne ho già scritto in passato: meglio parlare di inventare, o meglio ancora di manipolare, che di creatività.  Un autore non fa altro che prendere qualcosa che già esiste, vive e respira (magari a un livello di pura sopravvivenza, ma c’è) e lo lavora sino a renderlo nitido e onesto.

Mi rendo conto che potrebbe apparire una questione di lana caprina. Non direi. Se guardo a cosa scrivono Raymond Carver, Flannery O’Connor per citare i primi che mi vengono in mente, capisco che quelle storie sono oneste perché reali. È lì che un autore va a pescare, o meglio a misurare la sua capacità di rendere efficace e di valore una storia.

È in questa fase che entra in scena quella cosa strana chiamata “tecnica”. Non è mai semplice spiegare di che cosa si tratti. Diciamo allora che è il modo che un autore utilizza per dare alla storia un abito e una forza tale da camminare a lungo nel cuore e nella testa del lettore.

L’Olanda è il paese dove il commercio mondiale dei diamanti si svolge da secoli. Lì ci sono tra i migliori intagliatori del mondo. Ricevono la pietra grezza, la osservano, la studiano, ci pensano su e ci riflettono a lungo, con calma.

Qualcosa devono togliere, ma cosa?

Non è facile iniziare. Dopo che si è deciso, è quasi impossibile tornare indietro. L’intagliatore lo sa. Darà a quella pietra il suo marchio indelebile, ma il suo lavoro non sarà che permettere al diamante di irradiare al meglio la sua bellezza.

Egli non ci può aggiungere nulla, al massimo può sottrarre alla pietra quello che offusca la sua luce.

La tecnica quindi è anche scegliere cosa lasciare, e cosa abbandonare. In fondo, non si dice che un bravo autore lo si riconosce anche da quanto taglia? Nel dubbio, cancella. Non è affezionato alla storia, ma semmai lavora perché la storia sia interessante per il lettore.

Prima ho scritto “manipolare”. Qualcuno potrebbe pensare che allora la narrativa è una faccenda che inganna, e pertanto non può e non deve essere presa sul serio. Al contrario: proprio perché manipola è degna di rispetto e attenzione, e di considerazione massima.

Le nostre società sono rovesciate, felici di celebrare i soliti noti. Non c’è alcuna cura per le erbacce, che infatti sono ai margini di tutto.

In una realtà tanto falsificata e rovesciata, è la manipolazione che, per quanto possa apparire paradossale, può fare ordine e rimettere a posto le cose.


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